di Fabrizio Scampoli
VASTO – Faccia un passo avanti chi non ricorda gli ingressi a turno nelle pizzerie, la conta nei ristoranti, le code fuori dai centri commerciali, l’accaparramento di farina, lievito, pasta e zucchero, la spasmodica ricerca delle mascherine, il lockdown e la sospensione di quasi tutte le attività.
Tre anni fa iniziava anche in Italia la pandemia Covid, che ha causato migliaia di morti e un drastico cambiamento del nostro stile di vita. Sugli schermi TV scorrevano le terribili immagini degli ospedali strapieni di malati intubati e dei mezzi dell’Esercito carichi di bare. Sembrava un incubo senza via d’uscita e la nostra vita sociale fu praticamente azzerata dai provvedimenti sanitari. Nelle scuole e negli uffici le attività proseguirono grazie alla Dad e allo smartworking, ma molte attività dovettero chiudere i battenti con un enorme danno economico per il Paese.
Poi arrivarono i vari vaccini e gli antivirali e da allora più dell’80% degli italiani ha scelto di immunizzarsi, e ciò ha consentito di salvare molte vite e di uscire lentamente dal tunnel. E oggi, qual è la situazione? Secondo i medici prevedere l’evoluzione della pandemia è tutt’altro che semplice. Un dato è però certo: allo stato attuale il virus Covid-19 difficilmente sarà eradicabile. La malattia, come le tante altre patologie infettive frutto di salti di specie, resterà con noi per molto tempo a meno che la ricerca non riesca a sviluppare un vaccino efficace anche nel contenimento del contagio. Per ottenere ciò, ad oggi, secondo gli scienziati l’approccio più promettente è rappresentato dalla vaccinazione spray.
Molta preoccupazione stanno destando però le troppe inspiegabili morti che per altri sanitari rappresentano un campanello d’allarme sugli effetti collaterali dei vaccini. Per l’uomo della strada è sicuramente difficile capire e orientarsi, e molti hanno scelto di non effettuare la quarta e quinta dose. Durante il lockdown il mantra era “ne usciremo migliori”, ripetuto praticamente ovunque: in realtà, poi non è andata esattamente così e in tanti percepiamo un progressivo imbarbarimento di massa. Siamo diventati più cattivi, come se ciò ci potesse restituire il tempo perduto di questi anni: al semaforo, nei negozi, sui treni, nei condomini, negli uffici, nei rapporti interpersonali si registra una specie di astio latente verso il prossimo che spesso sfocia nella cronaca nera.
Niente e nessuno purtroppo ci potranno mai restituire il tempo sospeso che abbiamo vissuto e gli affetti che abbiamo perso. Cerchiamo magari di vivere i nostri giorni come intitolò Ungaretti il suo libro di poesie “Allegria di naufragi”: allora i superstiti contenti erano i reduci della Grande Guerra, oggi siamo noi.