VASTO – “Trascorsa la Giornata della Memoria, desidero condividere alcuni momenti e appunti dell’iniziativa ‘Arte e Memoria che con ANPI Vasto e Club per l’Unesco di Vasto abbiamo organizzato mercoledì scorso al Teatro Madonna dell’asilo, portando a Vasto la testimonianza dell’Unione Comunità Romanès in Italia nella figura e nella musica del suo presidente Gennaro Spinelli, apprendendo tanto di una cultura che spesso si pensa erroneamente e arrogantemente di conoscere. E invece abbiamo imparato tanto. Tantissimo”. Chi parla è Andrea Benedetti, membro del direttivo Anpi Vasto.
“La parola ‘zingaro’ è un eteronimo, – spiega Benedetti – una parola che si usa in senso dispregiativo verso un popolo. L’etnonimo, ‘rom‘, è il termine corretto. Proprio come è sbagliato usare ‘gyspy‘, ed è corretto ‘kalè‘. E così via. Le comunità rom partirono dall’India intorno all’anno Mille, attaccate dall’imperatore persiano. Quindi non per nomadismo, ma perché sono dovute andare via. Il gruppo ‘domba’ si recò in Persia, dove divenne ‘dom’. Arrivando nel territorio armeno diventò ‘lom’. Arrivando infine in Europa divenne ‘rom’. La ruota al centro, che accomuna la bandiera indiana con quella rom, simboleggia questo viaggio millenario“.



“Come per ogni asserzione, – aggiunge – occorre scientificità e confutabilità anche per parlare di comunità rom e sinti. Non è accettabile che ognunə pretenda di saperne e discuterne, senza soddisfare quantomeno queste due condizioni. Il 7% delle persone rom vive in campi nomadi. Una cifra irrisoria, di fronte a cui occorre chiedersi: lə rom sono davvero nomadi? I numeri dicono di no”.
“C’è un olocausto ancora poco conosciuto, – conclude Benedetti – il Porrajmos/ Samudaripen, l‘olocausto per Rom e Sinti. Un olocausto per certi versi ancora in corso: ci sono ancora campi dove di fatto un’etnia, per una scelta di politica abitativa italiana (e non per per ‘cultura nomade’) è segregata. A Vasto vivono circa 280 concittadinə rom”.