di Nicola D’Adamo
VASTO – Giunge notizia in questi giorni che il 1° gennaio 2024 verrà istituita la “Nuova Pescara”, città che nasce dalla fusione dei comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore. Una nuova realtà – di cui si parla da molti anni – con una popolazione di circa 200.000 abitanti, che diventa automaticamente il principale fulcro amministrativo, economico, commerciale, turistico e culturale della nostra regione.
Sono queste scelte lungimiranti che dovrebbero far riflettere anche noi della parte estrema della provincia di Chieti che spesso ci lagniamo della nostra situazione di abbandono. A Vasto spesso ci lamentiamo della perdita dell’Università; del nuovo ospedale di cui si sono perse le tracce; della mancata variante alla SS16 dietro la città; del Porto che stenta a decollare; della Via Verde che non si riesce a finire; del tribunale che sta per essere chiuso e via dicendo.
Ma nessuno avanza una proposta seria per farci superare questa situazione, magari unendo le forze di più comuni del nostro Comprensorio (Vasto-SanSalvo-Cupello-Monteodorisio) per giungere ad una città di 70.000 abitanti, superiore ai residenti di Chieti, Teramo e L’Aquila.
Eppure l’idea di unire Vasto e San Salvo non è nuova, anzi è vecchia di mezzo secolo, quando il lungimirante sindaco Nicola Notaro lanciò il progetto “Piano intercomunale Vasto San Salvo” chiamando uno degli architetti giapponesi più famosi dell’epoca Kisho Kurokawa. Progetto di fusione che poi fallì per la mancata approvazione dell’iniziativa da parte del Consiglio comunale di San Salvo. Così come non andò avanti nel 2009 neanche un altro strumento come il “Piano Strategico Intercomunale” della macro area Vasto San Salvo, siglato con una intesa tra i sindaci Lapenna e Marchese. Uno strumento per definire linee comuni di sviluppo strategico per tutti i settori: urbanistico, ambientale, turistico, sociale-economico e altro ancora.
Secondo il parere di molti, ora è giunto il momento di rimettere mano al progetto, magari coinvolgendo anche Cupello e Monteodorisio, facendo capire a tutti, quanti vantaggi potrebbero derivare da una simile fusione.
È ovvio che ad una nuova città di 70.000 (la seconda in Abruzzo per numero di abitanti) sicuramente non si potrà negare il tribunale, l’università, un ospedale di rango superiore e via dicendo. Chiaro il concetto?
E la speranza c’è: i nostri comuni sono in mano a quarantenni che hanno la formazione giusta e la lungimiranza adeguata per poter realizzare un progetto del genere. Lo stesso dicasi per i nostri rappresentanti in Provincia-Regione-Parlamento. Questo è il motivo per il quale si auspica un loro pronto intervento.
Aver rispolverato questa vecchia idea potrebbe fare riflettere quei “tanti” che all’epoca dell’amministrazione Notaro (sindaco illuminato) la bocciarono
Ottima idea Nicola. Ci saranno tanti ma e se. Vale la pena insistere, spero si possa aprire un dibattito a tutti i livelli.
Sarebbe una buona idea se si riuscisse a realizzare il progetto
L’unione fa la forza…….di chi comanda. Attenzione a non far diventare i piccoli comuni, oggi virtuosi, solo abitati periferici.