di Nicola D’Adamo
VASTO – Domani alle 17 Elio Bitritto sarà nella Pinacoteca di Palazzo d’Avalos per presentare il suo romanzo storico dal titolo “Il viaggio” ambientato nella Vasto di duecento anni fa, periodo della frana del 1816 e della successiva carestia ed epidemia con 2.500 morti. Periodo storico molto conosciuto dall’autore, geologo di professione e giornalista per passione, che aveva già pubblicato un interessante saggio sulla prima grande frana di Vasto dal titolo “…Nel mese di aprile dello scorso anno 1816”, con una dettagliata analisi dell’evento tra storia e scienza. Ora, con questa nuova opera Elio Bitritto punta la sua attenzione molto di più sull’aspetto umano di quei tragici eventi. La formula del “romanzo storico” infatti gli dà la possibilità di riferire fedelmente sia i fatti storici, che i sentimenti vissuti dalle persone in quei momenti. Oltre naturalmente a tutte le descrizioni di contesto.
Il volume viene così presentato: “Il viaggio avventuroso di un frate, da Napoli a Vasto attraverso un itinerario geografico e gastronomico che tocca Campania Molise Abruzzo Citeriore al tempo della restaurazione borbonica. I giorni della grande paura della Frana del 1816 vissuti con le suggestioni, le conoscenze del tempo e con la meraviglia di trovarsi davanti ad un avvenimento troppo grande per essere compreso. Una “fotografia” di Vasto in uno dei suoi periodi più tragici tra frana carestia ed epidemia”.
In sostanza Bitritto ne “Il Viaggio” si sforza di ricostruire l’atmosfera, gli usi, i costumi, la mentalità e la vita in generale di quel periodo, così da farli rivivere al lettore. Attenendosi il più possibile alla verità storica dei fatti.
Il protagonista del romanzo, Fratel Antonio da Siponto, ritrova tra le sue carte gli appunti su un viaggio effettuato nel 1816 da Napoli a Vasto per accompagnare tre frati in tre diverse città del regno. Venivano mandati dal loro superiore per “fare una ricognizione sui beni della Chiesa dopo la caduta di Napoleone e la restaurazione dei Borbone a Napoli”. Partenza da Napoli il 17 marzo 1816. Le strade all’epoca non erano facili. “In pratica per un viaggio, quello stesso dei corrieri postali, poco oltre 300 km che normalmente si percorrono in 4-5 giorni nella buona stagione, sarebbe durata qualcosa di più a causa delle soste programmate e senza tener conto adesso gli accennati imprevisti che riguardavano la stagione invernale particolarmente rigida con copiose nevicate e altrettanto copiose piogge”.
Nel volume racconto delle infinite peripezie durante difficoltoso viaggio. Infine l’arrivo a Vasto il 25 marzo, incontro con don Gianfranco e approfondite discussioni sulla storia della città. A seguire la fotografia della vita cittadina, dei pescatori, dei contadini, delle osterie, dei pettegolezzi delle comari, delle difficili condizioni atmosferiche, della neve, dei mercati, del pesce, dei trabocchi, del brodetto e via dicendo.
Ogni giorno don Gianfranco riferisce all’ospite Frate Antonio anche nuovi aspetti sulle chiese del Carmine, di San Michele, della guerra tra Petroni e Mariani, della tradizione della Sacra Spina.
Dopo questa ampia descrizione della città e dei suoi abitanti, degli usi e costumi, si arriva al primo Aprile giorno della tragedia.
“Mi sveglio più volte nel corso della notte per lo scroscio della pioggia incessante e per tuoni e lampi. A un certo punto (..) avverto il suono delle campane, un vociare indistinto. (…) Mi affaccio da una finestrella che dà sulla strada e vedo gente che si avvia verso la strada che guarda il mare. Sono naturalmente incuriosito e mi preparo per uscire. In quel momento entra Don Gianfranco e mi annuncia che si sta verificando un fatto molto grave: la città da crollando”.
Nelle pagine successive l’autore – da buon geologo – si sofferma sulle cause della frana e sulle diverse ipotesi, dopo aver descritto i luoghi del disastro attenendosi fedelmente alle fonti storiche.
Un altro paio di giorni a Vasto, per avere il tempo di visitare il convento dell’Incoronata e Punta Penna e per assaggiare arrosticini e scapece, e poi la partenza di Fratel Antonio per Napoli il 5 aprile.
Nell’EPILOGO don Gianfranco scrive a Fratel Antonio: “Oltre 2 anni dalla tua visita a marzo, due anni in cui questa mia terra ha vissuto altri due tragici avvenimenti di cui certamente sai, dato che sono stati comuni a molte parti d’Italia e del mondo”. Il riferimento era alla successiva carestia ed alla terribile febbre petecchiale con molti morti. “Resta il fatto che in totale ci furono a Vasto, in tutto il 1817, ben 2.183 decessi certi. Ma altri 400 almeno potrebbero non essere stati dichiarati”.
Fratel Antonio risponde da Napoli con più informazioni in merito. Per quanto riguarda l’epidemia spiega che a Napoli sono state adottate tecniche contenimento con isolamento e vaccinazioni. Sulla carestia invece si sofferma su uno strano cambiamento climatico verificatosi a livello globale che ha distrutto tutti i raccolti in Europa ed in America. Acqua e neve dappertutto “fino a registrare fiumi e laghi gelati in Pennsylvania in piena estate“. (ndr “Anno senza estate” Wikipedia, reale fatto storico)
Dopo tutte queste brutte notizie, il frate protagonista de “Il Viaggio” di Elio Bitritto dice: “c’è una cosa che mi rincuora: sia i Vastesi che i Napoletani di guai ne hanno passati tanti. Ma, sempre, la caparbietà degli abruzzesi e quella “tragica spensieratezza” dei napoletani hanno saputo vincere su tutto e su tutti. Anche questa volta sapremo reagire superare questa ennesima prova cui il destino ci sottopone”.
E questo messaggio è una lezione di vita. Si abbina perfettamente ai giorni nostri!
Mi ha incuriosito! leggerò il romanzo. Complimenti a Elio Bitritto!