di Fabrizio Scampoli
VASTO – Natale quando arriva arriva, ammiccava sornione in uno spot TV di qualche anno fa Renato Pozzetto. Ed è proprio così: dopo dodici difficili mesi, torna la festa religiosa più intima e familiare. La cosa curiosa sta nel fatto che, dopo la lunga e stremante esperienza del covid, siamo piombati in un novecentesco clima bellico e in una preoccupante crisi energetica ed economica. Sarà per reagire a questo che abbiamo inconsciamente tutti deciso di non pensare più di tanto a queste situazioni e di ritagliarci qualche giorno di serenità. E, in fondo, ce li meritiamo tutti.
Spazio dunque, dopo il lockdown, alle luminarie (preferendo magari quelle led a risparmio energetico), ai terrificanti babbo Natale che, come membri della banda Bassotti, si inerpicano lungo le facciate dei nostri condomini, alle interminabili partite a carte o a tombola e allo shopping compulsivo. È vero, c’è la crisi e l’inflazione rosicchia gli stipendi ma come rinunciare a comprare un regalo o una confezione di vini o di prodotti per l’estetica? E come fare a meno dei piatti della nostra tradizione natalizia, dal brodo di cardone al baccalà, dai caggionetti al dannunziano parrozzo?
Natale, nell’ottica religiosa, è la festa della Vita, della Natività, della fratellanza. In questo 2022 segnato dalla guerra assume un significato ancora più profondo ed etico e tutti ci auguriamo in realtà di poter tornare a una vita normale e pacifica. Quando ci stringeremo finalmente le mani e ci abbracceremo, pensiamo al grande desiderio collettivo: la pace. E che lo spirito del Natale, come nel Canto di Dickens, illumini gli uomini che decidono del nostro destino. Buon Natale, ostinatamente e nonostante tutto.