ROMA – Giovanni Carbone, il 39enne originario di Matera, che lunedì scorso ha ucciso a Miglianico (Chieti), la compagna Eliana Maiori Caratella, si è tolto la vita nel carcere di Lanciano. “Il pur tempestivo intervento dei poliziotti e degli infermieri non ha purtroppo permesso di salvare la vita all’uomo. Una brutta e triste notizia”, ha commentato Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe.
“Come sapete, abbiamo in più occasioni detto che la morte di un detenuto è sempre una sconfitta per lo Stato“, ha spiegato. “La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere: certo non indulti o amnistie“.
Capece richiama un pronunciamento del Comitato nazionale per la Bioetica che sui suicidi in carcere aveva sottolineato come “togliersi la vita costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere”.
“Proprio il suicidio – ha precisato Capece – è spesso la causa più comune di morte nelle carceri. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti e sconforta che le autorità politiche, penitenziarie ministeriali e regionali, pur in presenza di inquietanti eventi critici, non assumano adeguati ed urgenti provvedimenti”.
Il leader del Sappe si appella infine al ministro Guardasigilli, Carlo Nordio: “Fino ad ora i vertici del ministero della Giustizia e del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria non sono stati in grado di trovare soluzioni alla gravissima situazione delle carceri italiane. Chiediamo quindi al ministro Nordio un netto cambio di passo sulle politiche penitenziarie del Paese”.