di Fabrizio Scampoli
VASTO – La tragedia che ha colpito l’isola di Ischia in questi giorni ha il triste merito di avere acceso i riflettori sull’emergenza del dissesto idrogeologico e delle frane in Italia. E così abbiamo cioè scoperto che il 70% delle frane in Europa avviene proprio sul nostro territorio, e che quasi il 94% dei comuni italiani presenta problematiche di dissesto idrogeologico.
La cifra relativa alle persone esposte al rischio alluvioni e frane è stata calcolata da Ispra e comprende circa un milione e 300mila persone che risiedono in zone a rischio. Sono, invece, quasi sette milioni quelli che vivono in territori a rischio alluvione. Insomma, un vero e proprio bollettino di guerra, con troppe situazioni di più o meno grave emergenza potenziale.
Ma quali sono le cause di questa situazione? Purtroppo, l’Italia è geologicamente predisposta a fenomeni franosi, soprattutto dove ci sono i rilievi. La nostra penisola è un territorio sismicamente molto attivo ed è geologicamente giovane, quindi ricco di rilievi non ancora erosi dal tempo, che, ricoperti spesso da sedimento non consolidato, è soggetto a frequenti fenomeni franosi.
A questo si sommano le dissennate scelte politiche e amministrative degli ultimi decenni con governi di centro sinistra e di centro destra che hanno consentito, per ragioni elettorali, abusi edilizi di ogni tipo, sanati successivamente da discutibili condoni amministrativi che oggi tutti condannano.
Anche la nostra regione e la nostra provincia rientrano in questa classifica negativa: il 15,4% del territorio, cioè 1.669 chilometri quadrati su una superficie totale di 10.831 chilometri quadri, è in area a pericolosità da frana “elevata e molto elevata”. Si tratta di aree in cui risiede il 5,6% della popolazione regionale, cioè circa 73mila persone.
Per quanto riguarda le province, in testa c’è il Chietino, dove il 22,4% del territorio ricade in aree a pericolosità da frana “elevata e molto elevata”. Seguono la provincia di Pescara, con il 16,5%, il Teramano (15,8%) e l’Aquilano (11,4%).
E a Vasto qual è la situazione? Nella memoria storica è scolpito il ricordo della grande frana del 22 febbraio 1956, quando la nostra città venne investita da un terribile dissesto idrogeologico che fece scivolare a valle parte del Muro delle Lame, provocando ingenti danni alla città. Furono devastati circa 40 ettari di superficie, comprendenti aree cittadine di grande valore storico e architettonico: tutta la zona che proseguiva da “Le scalette” alla “Madonna delle Grazie” fu interessata dalla voragine. Una ferita profonda al territorio e alla memoria collettiva, giorni che nessuno intende rivivere.
Oltre ai fondi regionali relativi al contrasto ai fenomeni di erosione e dissesto idrogeologico occorre vigilare sul territorio per segnalare anche frane di piccola incidenza, evitare il taglio di piante e segnalare alle autorità i palesi casi di abusivismo edilizio.
Vasto è patrimonio di tutti noi, e abbiamo il dovere di difenderne il territorio e di trasmettere alle prossime generazioni la sua bellezza.
Grazie, utile articolo per evidenziare una problematica importante per la nostra città. Io ho segnalato al Comune di Vasto una frana avvenuta a Marzo 2022 nel terreno sottostante la chiesa di San Michele. Nulla è stato fatto da allora, e non mi risulta siano stati stanziati fondi del PNRR per risolvere il problema del dissesto idrogeologico. Nel frattempo, si stanziano milioni di euro per rifare la pavimentazione di Piazza Rossetti che sarà anche importante ma che non è prioritario
Idem, andate a vedere il sollevamento dell’ asfalto in fondo a via Pietrocola
Si, è vero. Però nessuno dice che quando realizzarono quei fabbricati molti ma molti anni addietro non c’e’ stata nessuna osservazione da chicchessia sullo stato dei terreni …a ridosso di quello strapiombo che considerarono solo come uno stupendo panorama da cui godere fino all’orizzonte delle bellezze della natura. Anche allora non si esaminava la natura del.terreno !