PESCARA – Nel tribunale a Pescara non ci sarebbe dovuto essere. Ieri era il compleanno della figlia Gaia, 11 anni, e voleva restare a casa con lei a Monterotondo, in provincia di Roma, per tutto il weekend per festeggiare. Ma dopo le richieste di condanna della Procura per gli imputati, che superano i 150 anni complessivi, Giampaolo Matrone, uno dei simboli della catastrofe di Rigopiano, l’ultimo superstite ad essere estratto dalle macerie dopo 62 interminabili ore passate sotto le macerie del resort spazzato via dalla neve, e nel quale ha perso per sempre la moglie Valentina Cicioni, una delle 29 vittime, non ce l’ha fatta a non esserci.
E oggi è regolarmente in aula, anche per ascoltare l’arringa finale del suo legale, Andrea Piccoli del foro di Treviso, che lo assiste con Studio3A-Valore Spa, fin dal primo momento: una battaglia per la verità e la giustizia che dura da quasi sei anni, tanto tempo è trascorso dalla tragedia del 18 gennaio 2017.
“Giovedì per me è stata una grande giornata, – ha detto Matrone che oggi ha 39 anni – io e Gaia abbiamo ricevuto uno splendido regalo di compleanno. Su Rigopiano mi sono emozionato due volte: quando sono usciti i nomi degli indagati e adesso, alle richieste di condanna. Ed è un’emozione che solo io posso provare”.
L’ex pasticciere sa bene che la battaglia sarà ancora lunga, ma è fiducioso. “Questo è il primo step, – ha aggiunto Matrone, sopravvissuto alla tragedia – sono perfettamente consapevole che non è finita qui, ma confido nel fatto che il giudice confermerà le condanne. Dal primo momento il mio obiettivo è stato quello di vedere queste persone in carcere e siamo sulla buona strada”.
“Ci tengo tanto a ringraziare di persona il Procuratore capo, Giuseppe Bellelli, e i pubblici ministeri, Andrea Papalia e Anna Benigni, per l’ottimo lavoro svolto e per le parole importanti che hanno speso per tutte le vittime, per Valentina, per me e per Gaia”. Meno di tre mesi e si dovrebbe conoscere il verdetto: il giudice, Gianluca Sarandrea, stamane ha annunciato di voler pronunciare la sentenza all’esito delle udienze calendarizzate per il 15, 16 e 17 febbraio.
Nelle sue conclusioni, Piccoli, legale di Matrone, si è associato alle richieste di condanna dei sostituti procuratori. L’avvocato ha battuto sulla totale insussistenza della concausalità del terremoto sulla caduta della valanga, che era stata sostenuta dai consulenti della difesa, citando al riguardo l’apposito studio realizzato dall’esperto Nicola Pugno, docente dell’Università di Trento, incaricato appositamente da Studio3A, “ripreso anche dai consulenti tecnici della Procura nelle osservazioni alla loro perizia”.
Piccoli ha quindi puntato sulla sottovalutazione del rischio, la disorganizzazione, l’inefficienza e i ritardi nella gestione dell’emergenza prima e dei soccorsi poi, “ma l’aspetto forse più grave di tutti – si legge nella nota inviata dallo studio legale – è che le autorità preposte avevano tutti gli elementi per sapere, ben prima della tragedia, che quella era una zona ad altissimo pericolo valanghe: se fosse stata osservata una maggiore cautela, se fossero state rispettate le prescrizioni, gli ospiti in quell’hotel, in pieno inverno e nel bel mezzo di una bufera, non ci sarebbero dovuti essere, nemmeno il resort si sarebbe dovuto trovare in quel luogo. E non saremmo qui a piangere 29 persone”.
“Dalla tragedia di Rigopiano, Giampaolo Matrone – spiega la nota – è uscito menomato, con pesanti traumi fisici agli arti e un’invalidità permanente quasi totale, ha patito un profondo pregiudizio psichico, nonché patrimoniale. Da anni non può più svolgere l’attività prettamente manuale che effettuava prima, quella di pasticciere. E poi ha perduto la moglie, che aveva solo 32 anni, ritrovandosi da solo a crescere una figlia piccola“.
“Un danno immenso che niente e nessuno potrebbe mai ripagare e che vale un risarcimento di non meno di due milioni”, ha concluso Piccoli, che ha chiesto per il proprio assistito una provvisionale di almeno mezzo milione.