ATESSA – Da tempo l’ex deputato abruzzese Camillo d’Alessandro invita a riflettere su ciò che sta accadendo allo stabilimento Sevel, in cui recentemente è stato anche l’ex premier Matteo Renzi.
“Ciò che si muove sulla Sevel dovrebbe essere la priorità delle priorità, invece le istituzioni guardano da spettatori“, scrive in una nota D’Alessandro.
“L’annunciata fusione Sevel – Fca va colta come un’occasione per aprire una vertenza a Roma sul comparto dei veicoli commerciali in Italia e in Europa. La fusione nel tempo, senza garanzie industriali, – precisa D’Alessandro – può portare a una profonda trasformazione della presenza industriale della Sevel, non solo per le conseguenze su contratti e lavoro, ma sulla strategia complessiva”.
“Lo dico da liberale convinto, – aggiunge il coordinatore regionale di Italia Viva – questo è il momento in cui lo Stato si proponga come partner istituzionale, entri nel capitale sociale come fa la Francia con la Peugeot, attraverso la Cassa depositi e prestiti francese e l’ente governativo Epic, presenza pubblica mai messa in discussione da Macron. Fca non è più Fiat, opera da multinazionale”.
“Dentro queste dinamiche lo Stato, attraverso Cassa depositi e prestiti, può entrare in gioco – sottolinea -. Rimane, inoltre, il totale immobilismo a Bruxelles di Stato e Regioni sulla disciplina degli aiuti di Stato. Per le grandi industrie ciò che è possibile fare e avere in Polonia, non è più possibile in Abruzzo, per la disciplina delle famose aree 107.3.C. Il regolamento europeo, su iniziativa degli Stati membri, può modificare, derogare, ma serve l’iniziativa dello Stato da un lato e delle Regioni dall’altro. Anche con l’Obiettivo 1 ci fu una situazione simile. Ma l’allora presidente regionale, Antonio Falconio, con l’iniziativa dell’allora ministro Carlo Azeglio Ciampi riuscirono a negoziare la misura, ottenendo la cosiddetta ‘uscita morbida’ e la definizione dell’Obiettivo 2“, conclude D’Alessandro.