di Fabrizio Scampoli
“Se vvulème fa le bagne s’ha da ije a Sàute Bbìcce
Ma nge sta le brille scuje che ttinème a la Pinnicce.
Aècche, l’acche de lu mare mbuzzenite de bbinzèine:
a Ccasàrze sinde l’acche addurà de quarajèine“.
I poetici versi dell’inno vastese “Lu Uaste bbelle e terra d’eure”, vergati dall’ignaro Votinelli, rischiano di diventare davvero soltanto un bel ricordo.
Negli ultimi giorni, infatti, sono rimbalzate in città due notizie, che stanno suscitando preoccupazione e perplessità tra i vastesi.
La prima riguarda il ritorno delle trivelle nel mare Adriatico: il referendum del 17 aprile 2016, che non raggiunse il quorum, indicò comunque che gli italiani erano contrari alle trivellazioni in mare a caccia del gas. Adesso il nuovo governo, a causa della crisi energetica, intende riattivare gli impianti di estrazione, per mare e per terra, pur nella consapevolezza che la quota di gas ricavabile ci permetterà solo di soddisfare intorno al 5% del fabbisogno annuale.
Vale la pena allora? È già scattato l’allarme in Veneto, dove si temono fenomeni di subsidenza (abbassamento del suolo di circa 4 metri) per Venezia e altre città e perfino il governatore Zaia si dice contrario. Gli ambientalisti, inoltre, collegano i terremoti marini proprio alle trivellazioni e questo dovrebbe quantomeno fare riflettere a fondo prima di iniziare nuove ricerche sotterranee, anche se i geologi non trovano ancora connessioni dirette tra sisma e trivelle.
Inoltre, il rischio inquinamento marino esiste e ciò potrebbe danneggiare il movimento turistico, che risulta essere ancora la prima “industria” nazionale.
L’altra notizia riguarda direttamente proprio Vasto: 54 torri eoliche in mare a 25 km da Punta Penna. Già in passato si era cercato di “decorare” addirittura l’iconico panorama del Golfo lunato, suscitando una specie di rivolta popolare: stavolta invece appaiono tutti o quasi possibilisti. Perfino gli ambientalisti, che preferiscono orientarsi sulle energie rinnovabili e sul fotovoltaico, non si dicono contrari pur rilevando alcune problematiche come i cavidotti che collegheranno le torri eoliche agli impianti a terra. Torri eoliche che sfrutterebbero i venti e le brezze marine per produrre energia fuori dalla nostra vista, salvando così il già problematico turismo locale. Inoltre, non hanno legami coi terremoti e non dovrebbero produrre inquinamento.
Di certo, tutti saremo chiamati a fare la nostra parte per aiutare il Paese in questa difficile congiuntura energetica ed economica. Sarebbe però auspicabile che certe scelte politiche locali venissero condivise e accettate dalla cittadinanza.
“Lu Uaste bbelle e terra d’eure”, scriveva Votinelli: speriamo di non deluderlo.