VASTO – Angelo D’Ugo ha camminato in solitudine per centinaia di chilometri, ha esplorato tutto il globo con una barca a vela: i più attenti lettori di Zonalocale sicuramente ricordano l’intervista video che avevamo registrato, quando il medico aveva vinto la “Credenziale del Pellegrino” del progetto “Cammino della Pace”.
D’Ugo è rientrato proprio di recente dagli Stati Uniti D’America, per lanciare “un sassolino in uno stagno” e per cercare di realizzare qualcosa di speciale.
“Sono andato negli USA – spiega D’Ugo – per incontrare un carissimo amico che avevo conosciuto navigando. Mi sono recato lì per gettare le basi per realizzare alcuni sogni che mi porto dietro”.
“Dopo tanto mare anche la montagna è bella. Sono andato infatti sul monte Washington, nel New Hampshire, dove il clima è molto mutevole. Ho impiegato – prosegue – addirittura due settimane per trovare finalmente le condizioni ideali per scalare la montagna e arrivare in cima”.
“Ora sto gettando le basi per ben due sogni: il primo si chiama Sailing Doctor. Tutto nasce da una mia esperienza in Indonesia, dove mi sono imbattuto in un’isola dove c’è stato un terremoto, un’isola dove – ricorda – non ci sono neanche le condizioni basi del vivere in modo civile come intendiamo noi oggi, e dove soprattutto non c’è una pista di atterraggio. Questo chiaramente è un problema per i soccorsi, che possono arrivare solo tramite mare, con tutte le tempistiche dilatate che inevitabilmente ci sono”.
“Siamo quaranta persone circa (tra medici, infermieri, cuochi ecc…) provenienti da ogni Paese del globo, e vogliamo dedicare una parte del nostro tempo aiutando gli altri. Pensiamo quindi – continua Angelo – di procurarci una barca, o meglio ancora un catamarano (più stabile e adatto al nostro scopo) e realizzare un vero e proprio ambulatorio galleggiante. Per realizzarlo serve un’organizzazione internazionale, mi sono recato negli States proprio perché lì è stato facile gettare le basi per questo progetto a livello burocratico. Ho incontrato un avvocato che sta lavorando alacremente per questo primo passo del mio sogno e a breve ci saranno novità”.
“Il mio secondo sogno è quello di trovare una collocazione per l’isola di plastica che si trova nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico ed è dieci volte più estesa della Sicilia. Io ho pensato se esistesse la possibilità di compattare questa plastica con un ‘collante’, in modo da poter realizzare blocchi più grandi e facili da trasportare via; oppure di realizzarci sopra un piccolo presidio sanitario. In Italia – sottolinea – è già stato fatto un esperimento del genere, ma con minime quantità di plastica. Con il mio amico sono andato all’Università di Harvard dove ho incontrato la professoressa di chimica Tammy King che, dopo qualche minuto di silenzio, mi ha detto testualmente ‘lasciami pensare’ e mi ha fornito ulteriori contatti di persone che potrebbero essere interessate a questa storia”.
“Mi piace utilizzare espressioni non mie facendole diventare poi una parte di me. Posso dire quindi che – conclude sorridendo (ndr) – ho buttato un sassolino nello stagno. Non so cosa succederà, speriamo non uno tsunami”.