VASTO – “Da anni si parla di fabbisogno energetico in aumento esponenziale, ma nessuno ha mai parlato degli sprechi. L’Europa intera è in ginocchio a causa della scarsità di energia e per i suoi aumenti vertiginosi, ma nessuno che cominci a parlare di guerra, sì di guerra ma guerra agli sprechi“. Lo scrive in una nota Maurizio Vicoli, docente di storia e filosofia al liceo scientifico Mattioli ed ex consigliere comunale, candidato nelle precedenti amministrative con la lista Sinistra per Vasto.
Vicoli si rivolge “a tutti gli uomini di buona volontà: siano essi amministratori o amministrati, governanti o governati di maggioranza od opposizione, dirigenti, impiegati, docenti o studenti, semplici cittadini” per sottolineare la questione che in numerosi edifici pubblici ci sono riscaldamenti accesi e finestre spalancate per non soffocare. “Uno schiaffo ai milioni di poveri ‘energetici’. Se questo è l’uomo e… i giovani“, precisa.
“L’8 novembre, – scrive Vicoli – come da calendario, l’Abruzzo costiero ha potuto accendere i termosifoni. Me ne sono accorto mercoledì mattina a scuola quando, poggiando casualmente la mano sul calorifero, ho percepito che scottava. Non ci avevo fatto caso, le finestre erano spalancate e il sole scaldava la consueta ‘estatina dei morti’. Non l’avevano notato nemmeno i miei studenti. Tutto questo, mi sono detto, mentre si spendono decine di miliardi per i rigassificatori, per le trivellazioni in Adriatico (con quali conseguenze sui terremoti?) e per la riapertura di centrali a carbone e persino nucleari“.
“Nella certezza che tale folle comportamento non riguardasse la sola nostra scuola, – continua – approfittando di essere in servizio per sole due ore, mi sono recato in altri istituti della città. Il risultato è stato lo stesso. Non contento, mi sono recato anche in municipio, sempre identico risultato, presumibilmente anche negli altri edifici pubblici. Sia chiaro, almeno nel caso delle scuole, i dirigenti non hanno alcuna responsabilità, in quanto gli edifici delle scuole superiori sono di proprietà e pertinenza della Provincia, quelli delle scuole elementari e medie dei Comuni. Quando lo scorso anno mi candidai alle elezioni comunali (era il mese di ottobre e la guerra in Ucraina era ancora solo nei pensieri di Putin), nel mio programma introdussi un punto importante che intitolai: Mai più riscaldamenti accesi e finestre spalancate. Una questione che avevo posto anche in occasione del primo ‘Fridays for future‘ che si tenne a Vasto in piazza Barbacani nel settembre 2019, ma la mia è sempre stata una voce nel deserto. Eppure non ci vorrebbe molto per ovviare allo scandalo, basterebbe che a ogni termosifone si applicasse una valvola termostatica, capace di controllare il flusso di acqua calda e dunque fungere da regolatore di temperatura per ogni singolo calorifero, costo medio 15 euro l’una. Non solo. I dirigenti scolastici non hanno alcun controllo sulla caldaia del proprio istituto perché l’accensione, altra cosa intelligente, avviene a novembre e lo spegnimento a primavera su richiesta dei proprietari dell’edificio (dunque Province e Comuni) secondo quanto previsto dal calendario energetico nazionale. Ciò significa che nelle NON poche giornate miti che si registrano nel periodo, i termosifoni restano accesi e dunque le finestre spalancate. Si potrebbe insegnare ad un collaboratore scolastico come spegnere e accendere in base alla giornata, ma riemerge sempre quel ‘Se succede qualcosa, chi è il responsabile?‘ che da sempre ingessa le pubbliche amministrazioni in quanto nessuno si prende la responsabilità di uscire, seppur di un millimetro, dalle proprie mansioni. In questo caso basterebbe mettere nero su bianco l’autorizzazione della ditta idraulica ad un dato bidello dopo previa ‘formazione’. Per non parlare delle luci che restano accese quando negli uffici pubblici si è ‘fuori stanza‘, nelle scuole quando ci si sposta dalle aule alla palestra, o anche a casa quando si passa da una stanza all’altra”.
“Attenzione, – chiarisce Vicoli – questo malcostume ambientale non riguarda solo il Comune di Vasto e la Provincia di Chieti, ma la stragrande maggioranza degli enti pubblici italiani e, probabilmente, europei. Ed è un malcostume inveterato che ha attraversato decine di amministrazioni pubbliche di ogni colore politico che oggi però non può più essere tollerato. Invece, di fronte a questi folli ed irresponsabili sprechi che si riflettono sia da un punto di vista economico sia ecologico (con migliaia di tonnellate di CO e CO2 che si riversano nell’atmosfera), nessuno dice niente e nessuno che si ponga quanto meno il problema. La logica capitalistica del profitto e dell’avere sempre di più, fino a sprecare il superfluo, ha ormai soppiantato la logica dei nostri nonni che, non potendo avere molto, pensavano a risparmiare persino quel po’ di cui potevano disporre. Ricordo ancora mia nonna che, quando cuciva, sfruttava fino all’ultimo la luce solare tanto da ‘incollarsi’ alla finestra prima di accendere la luce artificiale.
Così si parla tanto delle responsabilità dei governanti per la sostanziale inazione di fronte ai cambiamenti climatici, ma noi tutti che facciamo? Le nostre azioni quotidiane sono costantemente improntate al risparmio energetico? In particolar modo, i giovani che fanno? Che fanno costoro a cui la Storia, da sempre, ha consegnato la staffetta generazionale del cambiamento delle società?”
“Oggi – conclude la nota – siamo di fronte a una generazione ‘chattara’ e civicamente sterile. Sì, civicamente sterile, perché le poche proteste che essa, tra una chat e l’altra, eleva, non danno frutti e il movimento Fridays For Future (3F) ne è l’esempio più eclatante, tanto da aver spinto Greta Thunberg, fondatrice del 3F, alle ‘dimissioni’. Un antico proverbio recita che ‘Se tutti accendessimo contemporaneamente un fiammifero, farebbe giorno’, ebbene se tutti noi mettessimo in atto, da un punto di vista energetico, comportamenti virtuosi, non avremmo bisogno di costosissimi investimenti che fanno male all’ambiente, sfregiano i nostri bei paesaggi e sottraggono risorse finanziarie che possono essere spese per le energie rinnovabili, in un pianeta fortemente a rischio, e per la spesa sociale, in un Occidente che diventa sempre più povero“.