ORTONA – “L’operaio marittimo morto al porto di Ortona è la quindicesima vittima in Abruzzo, se si contano le morti sul lavoro di quest’anno. È evidente che non si può più andare avanti così”. Con queste parole il segretario generale della Uil Abruzzo, Michele Lombardo, commenta quanto accaduto all’operaio 41enne che, a causa del cedimento dell’imbracatura di una gru, è stato colpito dal carico della nave e scaraventato in mare.
“Il tema della sicurezza deve diventare, a livello territoriale e nazionale, un elemento di primaria importanza – aggiunge Lombardo -. Bisogna fare in modo che si passi dalle chiacchiere ai fatti, investendo e cercando di costruire, attraverso adeguati finanziamenti, un’attività che comprenda l’ispezione, il controllo e anche la formazione. È necessario infatti entrare nelle scuole per educare le nuove generazioni alla cultura della sicurezza. Non è più accettabile che padri e madri di famiglia escono la mattina per andare a guadagnare il pane per i propri figli e non fanno più rientro a casa, perché muoiono sul posto di lavoro”, ha detto Lombardo.
Sono oltre 12 mila gli infortuni denunciati in Abruzzo da gennaio e settembre 2022: tremila 868 in provincia di Chieti, duemila 281 in quella dell’Aquila, duemila 601 in provincia di Pescara e tremila 703 in quella di Teramo. Quindici gli infortuni mortali a livello regionale: 6 in provincia di Chieti, 3 in provincia dell’Aquila, 2 in provincia di Pescara e 4 in provincia di Teramo. “La Regione Abruzzo – sostiene il segretario regionale del sindacato – potrebbe mettere a disposizione i fondi del Pnrr e quelli strutturali europei 2021-2027 proprio per realizzare un intervento straordinario a sostegno della sicurezza”.
“Dobbiamo smetterla di chiamarle ‘morti bianche’, queste sono veri e propri omicidi – conclude Lombardo -. Le istituzioni devono capire che il tema della sicurezza non è un fatto residuale ma un argomento di primaria importanza. Non è più sostenibile vedere uomini e donne che muoiono sui posti di lavoro”.
“La morte di un lavoratore sul posto di lavoro non è e non deve essere fatto passare per una casualità, le responsabilità ci sono sempre, che siano dirette o indirette e vanno ricercate per il rispetto che si deve al lavoratore”. È il commento, invece, di Romeo Pasquarelli dell’Unione sindacale di base (Usb) Federazione Abruzzo e Molise.
“L’ennesima morte sul posto di lavoro, – si legge nella nota – avvenuta al porto di Ortona nella mattina dell’8 novembre, riporta in auge una strage silenziosa che avviene giornalmente nel nostro Paese. Le responsabilità sono di tanti e molteplici: la carenza di personale negli enti di controllo, ridotti all’osso, la superficialità con cui si continua ad affrontare questa ‘strage giornaliera’, l’ipocrisia sindacale di Cgil, Cisl e Uil che chiedono più sicurezza a livello mediatico ma poco fanno per contrastarla realmente, la mancanza nella legislazione di un reato che inchiodi le imprese a una vera prevenzione sulla sicurezza”.
“L’Usb – prosegue – chiede da anni alla politica l’introduzione del ‘reato di omicidio sul lavoro‘ e attraverso il gruppo parlamentare Manifesta, nella legislatura appena terminata, aveva anche presentato una proposta di legge che i nostri politici si sono ben guardati dal discutere. La formazione in materia di sicurezza è insufficiente e, comunque, non basta ad evitare questi drammi vista la dilagante precarietà del lavoro che rende sempre più deboli i lavoratori“.
“Ci aspettiamo vera giustizia – continua la nota Usb – per il 41enne lavoratore di origine filippina, ma purtroppo sappiamo che così non sarà. Il caso di Luana D’Orazio, morta triturata da un macchinario non in sicurezza, è solo un esempio di come finiscono queste orribili situazioni: i responsabili se la sono cavata con una pena ridicola se paragonata alla morte di una giovane mamma di soli 22 anni”.
“L’Abruzzo è una regione dove ci sono troppi morti per lavoro e bisogna urgentemente intervenire per intensificare i controlli e l’organico degli enti preposti a farli. Vogliamo l’introduzione di pene severe per queste drammatiche morti e l’introduzione per legge di un reato specifico“, conclude Pasquarelli.