di Fabrizio Scampoli
“La povertà è la peggiore forma di violenza”, diceva il Mahatma Gandhi. Ed è proprio così. I recenti dati del Rapporto Caritas ci restituiscono la fotografia di un Paese in cui i numeri relativi a povertà ed esclusione sociale sono drammaticamente in crescita, con tutte le conseguenze negative che ciò comporta.
Scorrendo il rapporto ci si accorge che non esiste una sola povertà: ce ne sono tante, acuite dai disastrosi effetti della pandemia, ancora in corso, e dalle ripercussioni della vicina guerra in Ucraina. Nel 2021 i poveri assoluti nel nostro Paese sono stati circa 5,6 milioni, di cui 1,4 milioni di bambini.
Chi sono i nuovi poveri? Tra gli “anelli deboli”, i giovani, colpiti da molte forme di povertà: dalla povertà ereditaria, che si trasmette “di padre in figlio” per cui occorrono almeno cinque generazioni a una persona che nasce in una famiglia povera per raggiungere un livello medio di reddito; alla povertà educativa, tanto che solo l’8% dei giovani con genitori senza titolo superiore riesce a ottenere un diploma universitario.
Solo nel 2021 quasi 2.800 Centri di Ascolto Caritas hanno effettuato oltre 1,5 milioni di interventi, per poco meno di 15 milioni di euro, con un aumento del 7,7% delle persone che hanno chiesto aiuto rispetto all’anno precedente. Anche nel 2022 i dati raccolti fino a oggi confermano questa tendenza.
Non si tratta sempre di nuovi poveri ma anche di persone che oscillano tra il dentro e fuori dallo stato di bisogno. Il 23,6% di quanti si rivolgono ai Centri di Ascolto sono lavoratori poveri. Tale condizione tocca il suo massimo tra gli assistiti stranieri: il 29,4% di loro è un lavoratore povero.
I dati di fonte Caritas offrono un prezioso spaccato sulla povertà del nostro tempo. Nel 2021, nei soli centri di ascolto e servizi informatizzati, le persone incontrate e supportate sono state 227.566. Rispetto al 2020 si è registrato un incremento del 7,7% del numero di beneficiari supportati (legato soprattutto agli stranieri). Chiedono aiuto sia uomini (50,9%) che donne (49,1%). Cresce da un anno all’altro l’incidenza delle persone straniere che si attesta al 55%, con punte che arrivano al 65,7% e al 61,2% nelle regioni del Nord-Ovest e del Nord-Est; di contro, nel Sud e nelle Isole, prevalgono gli assistiti di cittadinanza italiana che corrispondono rispettivamente al 68,3% e al 74,2% dell’utenza. L’età media dei beneficiari si attesta a 45,8 anni. Complessivamente le persone senza dimora incontrate sono state 23.976, pari al 16,2% dell’utenza: si tratta per lo più di uomini (72,8%), stranieri (66,3%), celibi (45,1%), con un’età media di 43,7 anni e incontrati soprattutto nelle strutture del Nord.
Si rafforza nel 2021 la consueta correlazione tra stato di deprivazione e bassi livelli di istruzione. Cresce infatti il peso di chi possiede al massimo la licenza media, che passa dal 57,1% al 69,7%; tra loro si contano anche persone analfabete, senza alcun titolo di studio o
con la sola licenza elementare. Nelle regioni insulari e del sud, dove c’è una maggiore incidenza di italiani, il dato arriva rispettivamente all’84,7% e al 75%.
Strettamente correlato al livello di istruzione è, inoltre, il dato sulla condizione professionale che racconta molto delle fragilità di questo tempo post pandemico. Nel 2021 cresce l’incidenza dei disoccupati o inoccupati che passa dal 41% al 47,1%; parallelamente si contrae la quota degli occupati che scende dal 25% al 23,6%. Risulta ancora marcato anche nel 2021 il peso delle povertà multidimensionali: nell’ultimo anno il 54,5% dei beneficiari Caritas ha manifestato due o più ambiti di bisogno. In tal senso prevalgono, come di consueto le difficoltà legate a uno stato di fragilità economica, i bisogni occupazionali e abitativi; seguono i problemi familiari (separazioni, divorzi, conflittualità), le difficoltà legate allo stato di salute o ai processi migratori.
E nella socialmente disattenta Vasto, opulenta e sonnacchiosa realtà di provincia, qual è la situazione? Nella nostra città, come tutti sappiamo, opera una Mensa Caritas: anche in questo caso la quantità e la qualità dei servizi erogati continuano a crescere. Le statistiche parlano chiaro. Dai 7.525 pasti offerti gratuitamente nel 1997 si è passati nello scorso anno a ben 9.377. Un incremento notevole che dimostra l’importanza di una simile iniziativa a favore dei bisognosi (italiani, nomadi, albanesi, immigrati dall’Est europeo, africani e asiatici).
Ogni giorno, grazie al prezioso lavoro di volontari e obiettori di coscienza, la mensa Caritas vastese eroga pasti caldi a una media di 30 persone per un totale di circa 8-9mila pasti all’anno. La Curia, intercettando i nuovi bisogni sociali, ha anche attivato un punto di raccolta per indumenti usati da destinare ai poveri.
Ecco, forse aveva ragione lo scrittore Oscar Wilde che, in un suo folgorante aforisma, spiegava che “c’è una sola classe sociale che tiene al denaro molto più dei ricchi: i poveri. Il povero non può pensare ad altro. Questa è la miseria di essere povero.”
Ora, dopo la pubblicazione di questi dati, ci si aspetta dal nuovo esecutivo una più incisiva politica sociale per ridurre al minimo possibile i numeri di questa emergenza ineludibile.