VASTO – Ha un colpo di coda la vicenda del papà di Vasto seguito dall’associazione Papi Gump perché, a suo dire, non riesce ad ottenere la password del registro elettronico scolastico di suo figlio (per conoscere l’argomento potete cliccare sull’articolo sottostante).
Zonalocale , riguardo alla vicenda, ha contattato la dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo ”G. Rossetti”, la professoressa Cristina Eusebi, che ha tenuto a precisare alcuni punti riguardo alla vicenda evidenziata da Antonio Borromeo, alias Papi Gump.
Soprattutto alla luce di un secondo comunicato giunto in redazione a firma di Papi Gump, nel quale scrive: “Ieri mattina, dopo che il nostro assistito è stato contattato dalla scuola, io personalmente ho richiamato i numeri da cui erano state effettuate le telefonate e dopo vari squilli ecco che risponde una voce; mi presento e chiedo con chi avessi il piacere di parlare, mi viene risposto: ‘sono la dirigente’. A quel punto chiedo il motivo per cui il nostro assistito era stato contattato e mi viene risposto: ‘Guardi che il signor tizio giorni fa ha richiesto di potermi parlare e di conseguenza io questa mattina sono a scuola, volendo possiamo incontrarci’. Chiedo l’ora e alle 10:30 ci presentiamo in segreteria, attendiamo cinque minuti, dopo di che si apre una porta e una signora ci invita ad entrare. Ci vengono incontro due signore, una delle quali si identifica come dirigente, cosa che di fatto non ho potuto constatare perché non aveva né sulla scrivania né sulla giacca un cartellino identificativo con la mansione. Ci sediamo e dopo avergli spiegato la situazione e quello che giorni prima era successo in segreteria, neanche mi lascia finire di parlare e dice: ‘Per me la cosa è semplice, lei deve fare una richiesta di accesso agli atti’. A quel punto, allibito, rispondo: ‘Mi faccia capire: il padre per avere la password o sapere se il figlio e stato iscritto in questa scuola dopo aver mostrato più volte il suo documento presso la segreteria, deve fare l’accesso agli atti?’, mi viene risposto di sì, chiedo di mettermi la sua richiesta nero su bianco e non mi viene data risposta e a quel punto chiedo al nostro assistito di andare via e mentre questo accadeva la dirigente ci veniva dietro sbraitando parole del tipo ‘e io mica posso dare al primo che passa notizie sul bambino?’. Cara Dirigente, in primis è vergognoso che a un padre, che con tanto di documento chieda del figlio, venga detto in faccia di essere uno qualsiasi; seconda cosa: come ha fatto a telefonare il giorno prima e la mattina seguente al nostro assistito se noi in segreteria non abbiamo lasciato il cellulare? Semplice, lei sapeva nome, cognome, via, numero di telefono e nome del bambino, perché erano stati lasciati giù all’entrata dopo che il collaboratore scolastico ci aveva detto che per prendere un appuntamento dovevamo compilare un piccolo modulo con tutte le informazioni, compreso il numero di cellulare. Ergo, cara dirigente, lei così come la segreteria sapeva benissimo chi aveva di fronte e trovo vergognoso quello che è accaduto. Come Presidente di associazione, da lunedì prossimo manifesterò davanti alla scuola fino a quando questa storia non ritorni ad avere un qualcosa di umano, legale e civile. E non mi venga più a parlare di diritti e parità di genere di cui tanto vi riempite la bocca in determinati giorni dell’anno. Ovviamente di questa triste e penosa storia verrà messo al corrente il MIUR a Roma e la direzione regionale” ha concluso Borromeo.
Fin qui Papi Gump. Ma la professoressa Eusebi ha tenuto a precisare alcuni punti, ad iniziare dalla mancata presentazione del documento da parte dell’uomo: “Si è presentato da noi un signore che ha detto di essere il genitore di un nostro alunno chiedendo la password del registro elettronico. Trattandosi di fatto di una richiesta di accesso agli atti, deve ovviamente fare domanda scritta e fornirci fotocopia di un documento di riconoscimento, che viene chiesto sempre e a chiunque. Ma il signore, che è rimasto in silenzio tutto il tempo, e Papi Gump si sono rifiutati. Borromeo ha anche inveito contro di noi tirando fuori un cartellino identificativo dell’associazione che per noi è inutile, perché abbiamo bisogno del documento del padre per poter procedere. Bisogna capire che da noi può passare una qualunque persona e dire che è il papà di un bambino, quindi abbiamo bisogno di attestarne l’identità. Due giorni fa hanno compilato un modulo di richiesta di colloquio con me, e abbiamo letto lì il nome e il numero di telefono dell’uomo.
E voglio precisare anche un’altra cosa: l’atto di iscrizione non viene fatto a scuola, ma tramite un portale del MIUR. Si tratta di una procedura telematica: sulla domanda on line il genitore che compila, sotto la sua responsabilità, deve apporre una spunta che dice che la domanda viene fatta col consenso dell’altro genitore. Quindi noi non controlliamo il processo di iscrizione, ma si tratta di una responsabilità del genitore che ha messo la spunta.
Ci tengo a precisare che non abbiamo nessun problema a dare al padre quello che chiede, ma abbiamo bisogno di un documento di riconoscimento e di una richiesta scritta, e non sono stati rilasciati né l’uno né l’altra. Se lui è il papà dell’alunno .- conclude la professoressa -, allora non ci sono ostacoli a soddisfare la sua richiesta, ma si deve identificare“.