PESCARA – Giuseppe Ranalli è stato rieletto, per il secondo mandato biennale, presidente del comitato regionale Piccola industria di Confindustria Abruzzo. L’elezione è avvenuta nel corso della riunione del Comitato tenutasi a Pescara. Presenti i componenti dei comitati provinciali della P.I. delle Confindustrie territoriali di Chieti Pescara, L’Aquila e Teramo.
In Abruzzo sono circa mille e 200 le piccole e medie imprese rappresentate dal sistema Confindustria Piccola industria, con approssimativamente 40 mila addetti.
Giuseppe Ranalli, laureato in Giurisprudenza, nato a Ortona nel 1969, è titolare delle aziende Ranalli srl e ditta Ranalli Giuseppe srl, nonché socio delle società Fiore srl, Archibugi Ranalli srl, Concorde srl e Ac Logistics srl di Pescara, nei settori dei carburanti, marina, trasporti e logistica.
Un imprenditore con vasta esperienza nel campo associativo avendo ricoperto molti ruoli in passato tra cui presidente dei giovani di Confindustria Chieti e vicepresidente del gruppo Giovani imprenditori di Confindustria Abruzzo nonché presidente della sezione Trasporti di Confindustria Chieti Pescara.
Attualmente ricopre anche la carica di vicepresidente nazionale Piccola industria di Confindustria con l’importante delega all’Economia del mare ed è componente del Consiglio generale di Confindustria nazionale che è l’organo di indirizzo politico dell’associazione.
“In questo particolare momento le Pmi – ha detto il presidente Ranalli a margine della riunione commentando i dati del recente Rapporto Pmi Confindustria Cerved – sono chiamate a perseguire e affrontare con decisione, da un lato, la doppia transizione digitale e sostenibile, dall’altro a far fronte alle criticità dovute alla sommatoria degli impatti prodotti dalla pandemia e, soprattutto, dall’invasione russa in Ucraina e dagli scenari politici ed economici che essa apre, soprattutto nel caso si verificasse lo scenario peggiore, con un forte rischio recessione nel 2023. L’impatto delle restrizioni sull’import e sull’export è accompagnato da problemi di approvvigionamento di alcuni input produttivi e dai rincari dei prezzi amplificati dallo shock sui mercati del gas e dei combustibili fossili”.
“Le Pmi abruzzesi – ha proseguito – subiscono una storica fragilità del sistema produttivo, dovuta ad annosi deficit strutturali e infrastrutturali. Sarà prioritario dare soluzioni al problema del caro energia che può avere riflessi devastanti per il loro futuro”.
Sul fronte dei rischi climatici e ambientali l’Abruzzo risulta poi piuttosto esposto ai rischi fisici legati al cambiamento climatico.
“Occorreranno iniziative strutturali e congiunturali per permettere alle imprese di continuare la produzione ed il loro ruolo centrale nell’economia che è fondamentale per la tenuta sociale. Viceversa, gli scenari saranno molto cupi”, ha ribadito Ranalli.
In questo quadro, il presidente ha poi illustrato il programma di attività del prossimo biennio.
Quattro le parole chiave del rinnovato programma: Credito – Competenze e Capitale Umano – Innovazione – Sostenibilità.
“La vera scommessa, nei prossimi mesi, sarà accompagnare le imprese verso un accesso agevolato al credito per i progetti di riorganizzazione, innovazione e ricerca e sviluppo. La pandemia ha reso ancora più urgenti alcune questioni strutturali che riguardano le Pmi: la crescita dimensionale delle imprese e il riequilibrio della loro struttura finanziaria appesantita dai mutui contratti durante il periodo Covid. Occorre rafforzare la struttura finanziaria delle Pmi, favorire il loro accesso a fonti finanziarie (bancarie e non), per sostenere investimenti, sviluppo ed aggregazioni”, ha precisato.
Innovazione tecnologica e sviluppo delle competenze del management sono fattori complementari di sviluppo e competitività delle Pmi.
Per far sì che la digitalizzazione possa diventare un pilastro strategico occorre una trasformazione culturale tramite un processo di promozione e sviluppo ad ampio spettro delle competenze digitali. È un processo inesorabile con un impatto forte su scuola, formazione, competenze digitali, interconnessione tra sistemi ambientali, tecnologici, produttivi e sociali.
La transizione energetica, assieme a quella digitale e ambientale, rappresenta una delle grandi sfide della nostra epoca. Il rischio è che la piccola industria sia quella che ne paghi il costo maggiore. È però anche vero che in questo ambito la flessibilità, la capacità di sviluppare innovazione può rappresentare un elemento di successo. “La transizione è anche una grande opportunità per la nostra manifattura”.
“Tra le criticità storiche delle Pmi da scardinare, – ha concluso Ranalli – la più rilevante resta quella della piccola dimensione e, soprattutto, dell’organizzazione spesso familiare, la struttura finanziaria squilibrata, l’eccessiva chiusura ai capitali esterni, una limitata capacità di accesso al credito, la scarsa managerializzazione e la limitata apertura internazionale. A questi elementi negli ultimi due anni, se ne sono aggiunti alcuni più congiunturali, soprattutto in termini di liquidità e di costi degli input produttivi, sulla cui evoluzione è difficile fare previsioni”.