VASTO – Ennesimo riconoscimento di prestigio per la professoressa Gabriella Izzi Benedetti. Giovedì 6 ottobre, presso la sede centrale della Società Dante Alighieri di Roma, l’autrice vastese parteciperà alla premiazione della IX edizione del Premio Internazionale d’Eccellenza “Città del Galateo”. Promosso da VerbumlandiArt aps, l’evento raccoglie numerosissimi intellettuali d’Italia. Tra i vincitori delle diverse sezioni esaminate, Gabriella Izzi Benedetti si è contraddistinta nel “Saggio Storico, Sociologico, Letterario” grazie al suo ultimo libro “Questioni sociosanitarie e diritti femminili nell’ottica progressista di Luigi Marchesani”.
Professoressa Izzi Benedetti, un altro importante traguardo raggiunto. Come si sente?
Sono davvero contenta di ricevere questo premio perché nel concorso c’è stata una selezione seria dei vari autori. Inoltre è una manifestazione internazionale indetta dalla rivista VerbumlandiArt, premio d’eccellenza che gode del patrocinio del presidente della Repubblica.
Il suo ultimo libro è dedicato alla figura di Luigi Marchesani. Non è la prima volta che si sofferma su questo noto personaggio di Vasto.
Sì, è un autore molto caro. In passato avevo già scritto in merito alle sue lodevoli attività. Questo volume, che è stato presentato lo scorso 6 settembre presso i giardini D’Avalos con i relatori Gianni Oliva e Costantino Felice, tende a inquadrare la figura del Marchesani in ottica progressista. Pochi sanno che nell’Ottocento era quasi impossibile creare un ospedale nei piccoli centri. In queste realtà vi erano solo ospizi dove la gente andava a morire. Tanto è vero che il primo biografo del personaggio parla di persone che andavano a “intombarsi”, mentre i ricchi si curavano tranquillamente in casa. Marchesani non accetta questa realtà e lotta otto anni per poter arrivare a una soluzione di dignità e gratuità per tutti.
Nel progressimo del Marchesani rientra anche la figura della donna. C’è qualche passaggio che vuole spiegarci nel dettaglio?
Luigi Marchesani nel primo Ottocento ha questa visione illuminata della donna che deve studiare, non deve sciuparsi tra le mura domestiche. La incita a passeggiare, a mangiar leggero. Ha una grande forma di rispetto e ammirazione, aspetti inesistenti all’epoca, dove la società era fortemente maschiocentrica.
Inoltre, ha un senso forte della dignità umana. Lotta con l’Amministrazione che è restìa a investire sul sociale. Allora decide di creare un fondo di cittadini volontari che versano un contributo. Con quei soldi riesce a compiere delle azioni straordinarie. Per esempio, crea una stanza segreta dove permette alle ragazze madri di partorire e decidere soprattutto se mantenere o meno il bambino. Fino a quel momento le donne povere erano costrette a partorire in carcere previo pagamento di una penale, erano messe alla gogna, per loro non rimaneva che il marciapiede.
C’è un aneddoto che sintetizza al meglio la sua sensibilità?
Sì. Tra le perizie certificate giudiziarie, perché lui era anche anatomo patologo, si parla di uno stupro. In quella circostanza i medici minimizzano l’episodio facendo leva sulle poche ecchimosi presenti sul corpo della donna. Non solo, sostengono che essa sia stata consenziente. Marchesani obietta: non sono presenti ecchimosi, ma c’è l’aspetto psicologico da non sottovalutare.
Ecco, parlare di psicologia nell’Ottocento è importante. Marchesani viene a contraddire la legge di Ferdinando di Borbone (1789) secondo cui lo stupro si considerava tale solo in casi di condizioni disperate altrimenti la donna “se l’era cercata”. Dobbiamo arrivare al 1975 per avere una legge che tuteli la donna. Ancora oggi quanta gente tende a legittimare episodi di violenza accusando la vittima.
Cosa ha rappresentato Luigi Marchesani per la comunità vastese?
Quando il Marchesani muore è lutto cittadino. La gente veste a lutto, anche i non parenti. I negozi chiudono. La gente lo amava follemente perché aveva riconosciuto in lui una persona che viveva per gli altri. Un testimone dell’epoca afferma: ”Chi non ha visto Luigi Marchesani al capezzale di un malato ha perduto l’immagine stessa della carità”. Lui era prontissimo a qualunque ora del giorno e della notte per essere d’aiuto. E’ un personaggio che noi vastesi dovremmo tenerci molto caro”.