PESCARA – Il Senato accademico dell’Università degli Studi Gabriele d’Annunzio di Chieti e Pescara ha deliberato, fatti salvi cambiamenti epidemiologici e disposizioni ministeriali dell’ultimo momento, il ritorno in aula per tutti gli studenti, abbandonando di fatto l’innovazione della didattica contemporaneamente in presenza e online. La modalità blended (in presenza e online) era stata introdotta con l’istituzione dello stato di emergenza dovuto al Coronavirus, nel marzo del 2020.
Ora sembra che l’ateneo voglia tornare alla “vecchia” normalità, lasciando la possibilità di frequentare le lezioni anche da remoto solo ad una piccola fetta di studenti.
Potranno infatti continuare ad usufruire della modalità mista solo le seguenti categorie:
- gli studenti e le studentesse che hanno aderito all’iniziativa “PA 110 e lode” per la formazione della pubblica amministrazione;
- gli studenti e le studentesse con certificata condizione di fragilità personale in relazione al Covid-19 (dipendente da patologie gravi o immunodepressive);
- le studentesse gestanti dal settimo mese di gravidanza o con diagnosi di gravidanza a rischio, certificata dal medico specialista;
- gli studenti e le studentesse con problemi di salute o di invalidità che non permetta loro di accedere alle attività didattiche in presenza, comprovati da certificazione rilasciata da strutture del Servizio Sanitario Nazionale o dall’INPS;
- gli studenti e le studentesse impegnati nello sport agonistico a livello nazionale o internazionale, condizione che deve essere attestata dal CONI o dalla federazione sportiva di riferimento;
- le studentesse e gli studenti con figli piccoli, fino a tre anni (età prescuola infanzia), come certificato da stato di famiglia;
- gli studenti e le studentesse detenuti, come certificato dalle autorità competenti;
- le studentesse e gli studenti indipendenti come da vigente regolamento tasse universitarie, ovvero che abbiano un reddito minimo da lavoro dipendente o assimilato fiscalmente dichiarato di almeno € 9.000 e abbiano da almeno 2 anni una residenza esterna all’unità abitativa della famiglia di origine. Medesima facoltà è accordata agli studenti lavoratori non indipendenti, purché con reddito minimo comunque non inferiore a € 9.000.
Le domande saranno valutate da parte del Presidente del Corso di Studio, d’intesa con il Direttore del Dipartimento e – ove presente – il Presidente della Scuola.
I docenti svolgeranno quindi le lezioni dalle aule dell’Università, sulla base di quanto programmato dalle strutture didattiche competenti e del calendario predisposto.
Noi di UNIDAD unich, un gruppo di studenti della D’Annunzio, chiediamo che la didattica mista sia accessibile a tutti gli studenti. Non vogliamo l’università telematica che, tra l’altro, molti di noi non si possono permettere, ma che alle lezioni in presenza si aggiungano lo streaming e le registrazioni delle stesse, come strumento che favorisce il diritto allo studio. E lo vogliamo dall’università pubblica.
Alle richieste degli studenti che non appartengono alle categorie elencate, l’università ha risposto che, sebbene le richieste fossero meritevoli di considerazione, il ministero gli impone le restrizioni sopra elencate. Pensate, ad esempio, a chi lavora ma non ha un contratto di lavoro dipendente. Ora, abbiamo casi in Italia dove la didattica mista è per tutti, come a Camerino, oppure in cui i criteri di accesso alla stessa sono meno restrittivi, come a Perugia. Perché questi atenei possono farlo e la D’Annunzio no?
In conclusione, bene che almeno qualcuno possa beneficiare di questo strumento (prima non c’era nulla), ma noi chiediamo che sia accessibile a tutti, senza discriminazioni. Chiunque può trarre beneficio dalla didattica mista, dal lavoratore con i figli al ventenne che può rivedersi una lezione per apprenderla meglio o che solo una volta la segue da casa perché è influenzato.
Antonio Gorgoglione – referente per la D’Annunzio di UNIDAD
Noi di UNIDAD unich, un gruppo di studenti della D’Annunzio, chiediamo che la didattica mista sia accessibile a tutti gli studenti. Non vogliamo l’università telematica che, tra l’altro, molti di noi non si possono permettere, ma che alle lezioni in presenza si aggiungano lo streaming e le registrazioni delle stesse, come strumenti che favoriscono il diritto allo studio. E lo vogliamo dall’università pubblica.
Alle richieste degli studenti che non appartengono alle categorie elencate, l’università ha risposto che, sebbene le richieste fossero meritevoli di considerazione, il ministero gli impone le restrizioni sopra elencate. Pensate, ad esempio, a chi lavora ma non ha un contratto di lavoro dipendente. Ora, abbiamo casi in Italia dove la didattica mista è per tutti, come a Camerino, oppure in cui i criteri di accesso alla stessa sono meno restrittivi, come a Perugia. Perché questi atenei possono farlo e la D’Annunzio no?
In conclusione, bene che almeno qualcuno possa beneficiare di questo strumento (prima non c’era nulla), ma noi chiediamo che sia accessibile a tutti, senza discriminazioni. Chiunque può trarre beneficio da questo, dal lavoratore con i figli al ventenne che può rivedersi una lezione per apprenderla meglio o che solo una volta la segue da casa perché è influenzato.
Antonio Gorgoglione: referente per la D’Annunzio di UNIDAD