ABRUZZO – Sono trascorsi due mesi dal 30 giugno 2022, data in cui sono scattate le sanzioni per esercenti e professionisti che non consentono ai loro clienti di utilizzare anche la carta di pagamento oltre ai contanti.
Una normativa, quella del “POS obbligatorio”, che non ha mancato di sollevare le polemiche di esercenti e clienti, come Zonalocale ha evidenziato in un VIDEO girato allo scoccare del giorno fatidico.
I malumori si sono sollevati principalmente perché munirsi di un POS (acronimo che deriva dall’inglese Point Of Sale, ovvero “punto di vendita”) rappresenta un costo: commissioni troppo alte sono infatti, da sempre, uno dei fattori che spinge molti esercenti a rifiutare il pagamento tramite carta elettronica. La normativa, d’altro canto, prevede una sanzione pecuniaria di 30 euro che viene aumentata del 4% del valore della transazione per chi rifiuta un pagamento con carta. Di certo una prospettiva non allettante, la cui alternativa, però, consiste nell’affrontare una spesa che prevede un canone mensile e delle commissioni sulle transazioni.
Ma sembra che qualcosa stia cambiando. L’Osservatorio ConfrontaConti.it e SOStariffe.it hanno infatti realizzato un’indagine sui costi in Italia del POS nel 2022, prendendo in considerazione tutte le opzioni presenti per munirsene ed evidenziando sia i costi fissi che le commissioni applicate sulle transazioni. I risultati che ne sono scaturiti sono poi stati confrontati con quelli rilevati nel 2017, e ne è risultato un drastico calo dei costi del POS per gli esercenti italiani nel corso degli ultimi cinque anni.
Lo studio evidenzia che la spesa media iniziale da sostenere per il POS è di 22,82 euro, con un calo del 66,5% rispetto ai dati del 2017. E negli ultimi 5 anni sono diminuiti anche i costi periodici del POS: il canone mensile si è infatti ridotto del 63,6%. Viene da sé, quindi, che munirsi di un POS per poter accettare pagamenti è diventato molto meno costoso, sia considerando l’investimento iniziale che i costi di mantenimento. Se a questo si aggiunge il fatto che una fetta di clienti (ancora piccola ma in veloce crescita) inizia a preferire il pagamento con POS, che elimina la scomodità di portare con sé i contanti, allora si profila per il futuro uno scenario interessante, in cui le spese saranno effettuate prevalentemente con carta, mettendoci finalmente alla pari con il resto d’Europa.
Infatti, secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio Innovative Payment del Politecnico di Milano relativi al numero di transazioni pro capite del 2020, l’Italia è decisamente lontana dalla media (142 transizioni all’anno) registrata in Unione Europa. La media delle transazioni con pagamenti digitali nel nostro Paese nel 2020 è infatti di 62 unità. Un dato che è inferiore alla metà della media dell’Unione Europea e che ci posiziona al terz’ultimo posto tra gli Stati UE, davanti solo a Romania e Bulgaria.
Anche se nel 2021 si è registrato un miglioramento (i pagamenti digitali sono infatti cresciuti del +22% rispetto al 2020), l’Italia rimane comunque ancora “indietro” rispetto agli altri Paesi dell’Unione. Un buon motivo, questo, per iniziare anche noi italiani a prendere maggiore dimestichezza con i pagamenti digitali.