di Maurizio Corvino
Uno dei temi che ha caratterizzato gli ultimi mesi è certamente la crisi idrica che ha coinvolto tutto il territorio nazionale e la nostra regione, anche se in maniera meno drammatica.
L’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), con il rapporto dello scorso mese di luglio, ha certificato questa situazione con una serie di dati preoccupanti. Nel rapporto si evidenzia un aumento delle aree colpite da siccità estrema, ossia di quegli eventi che in termini di probabilità avvengono 2,5 volte in 100 anni.
Inoltre, viene rilevato uno scenario di severità idrica alta per i distretti idrografici del Fiume Po, delle Alpi Orientali e dell’Appennino Settentrionale e uno scenario di severità idrica media con trend in peggioramento per il distretto idrografico dell’Appennino Centrale.
Alla crisi idrica dovuta alla meteorologia sia aggiunge anche quella dovuta alla situazione delle nostre reti idriche. Da un report di “Cittadinanzattiva” del giugno 2021 emerge che il 60% delle infrastrutture è stato messo in posa oltre 30 anni fa, il 25% di queste supera i 50 anni e le perdite di rete sono superiori al 42%. Insomma, le nostre reti idriche sono vecchie e mal funzionanti! Non va meglio dal lato della spesa sui consumi idrici.
“Cittadinanzattiva” ha preso come riferimento una famiglia tipo composta da 3 persone e due ipotesi di consumi annui: A) 192 metri cubi e B) 150 metri cubi. Il consumo di riferimento considerato nel corso degli anni è quello di 192 metri cubi per una famiglia di tre componenti cioè un consumo medio pro capite di acqua fatturata per uso domestico pari a 64 metri cubi.
Vediamo ora l’andamento della spesa: nel’ipotesi A, quindi un consumo medio di 192 metri cubi per famiglia, dall’analisi emerge che nel 2020 la spesa media per la famiglia tipo individuata è pari a €448 con una variazione in aumento del 2,6% rispetto all’anno precedente. Nell’ipotesi B invece cioè l’ipotesi in cui la nostra famiglia abbia consumato meno acqua, attestandosi sui 150 metri cubi annui, la spesa per il 2020 sarebbe di € 328 (+2,8% rispetto al 2019) e il risparmio rispetto all’ipotesi A sarebbe di € 120. Riassumendo, risparmiando acqua la spesa, naturalmente, scende ma l’aumento in percentuale è maggiore, probabilmente a causa di un maggior impatto della quota fissa sulla bolletta.
Analizzando i dati regionali rileviamo come l’Abruzzo sia una regione tanto verde ma tanto sprecona.
Se su base nazionale, come già detto, il dato sulla dispersione idrica è del 42%, in Abruzzo questo dato sale addirittura al 55,6%! Più della metà della nostra acqua si perde per strada. Nella nostra provincia di Chieti il dato è ancora più alto (65,6% di volumi persi nel 2018, un dato in crescita rispetto al 56% rilevato nel 2015).
Va meglio sul fronte della spesa: la cifra spesa nel 2020 da una famiglia abruzzese per la bolletta idrica è di 409 euro, al di sotto della media nazionale, con 466 euro della provincia de L’Aquila e 374 euro della provincia di Chieti.
Ma cosa si sta facendo per far fronte a questo problema? La buona notizia è che qualcosa si sta muovendo, la brutta è che si muove molto lentamente rispetto alla gravità del problema.
Nel maggio del 2021 la Sasi prometteva la fine dei disagi per la maggior parte dei cittadini ma sappiamo bene a quale calvario si sono sottoposti gli utenti nell’ultimo anno, colpiti da ripetute chiusure della fornitura. Nel novembre 2021 il Presidente della Sasi annunciava l’arrivo di ben 41,5 milioni di euro, derivanti da un primo stanziamento del PNRR, da utilizzare per il rifacimento di alcuni tratti della rete idrica a partire dalle sorgenti del Verde, il tratto Fara San Martino-Casoli e il tratto Casoli-Scerni. E proprio in questi giorni sono stati assegnati alla Regione Abruzzo oltre 48 milioni relativi a cinque progetti per ridurre le perdite di acqua potabile nella rete degli acquedotti.
Tutto bene? Più o meno. Gli appalti saranno affidati non prima di dicembre 2023 e i lavori saranno completati non prima del 2026. C’è da sperare in un impeto di efficienza da parte di un ente che nel passato non ha brillato molto sotto questo aspetto.
Allo stesso tempo c’è da sperare anche che l’EGATO (Enti di governo dell’ambito territoriale ottimale a cui partecipano i Comuni) competente per il nostro territorio stia negoziando con la Regione e il Ministero le risorse messe a disposizione dal PNRR (Investimento 4.4 Investimenti fognatura e depurazione”, Missione 2, Componente 4). Parliamo di oltre 11,5 milioni di euro assegnati al territorio abruzzese per intraprendere investimenti che rendano più efficace la depurazione delle acque reflue scaricate nelle acque marine e interne e, ove possibile, trasformare gli impianti di depurazione in “fabbriche verdi” per consentire il riutilizzo delle acque reflue depurate a scopi irrigui e industriali.
Naturalmente una migliore gestione delle risorse idriche passa anche attraverso il coinvolgimento dei cittadini sia attraverso accorgimenti e azioni quotidiane, sia con incentivi da parte dello Stato per una migliore gestione del prezioso liquido.
E’ il caso del Bonus Idrico, strumento con il quale vengono agevolati i lavori di installazione di apparecchi idrici a scarico ridotto o a limitazione del flusso d’acqua. In sostanza viene erogato un bonus fiscale a fronte del sostenimento di spese riguardanti interventi di sostituzione di vasi sanitari in ceramica con nuovi apparecchi a scarico ridotto e interventi di sostituzione di apparecchi di rubinetteria, soffioni doccia e colonne doccia esistenti con nuovi apparecchi a limitazione di flusso d’acqua.
L’Europa ci viene incontro anche tramite altri programmi di finanziamento. Il Life, ad esempio, finanzia progetti per le azioni sul clima, la natura e l’ambiente con una dotazione, per il periodo 2021-2027, fissata a 5.4 miliardi di euro! Questo programma è utilizzabile, ad esempio, per interventi di riqualificazione fluviale, impianti di riutilizzo delle acque reflue e riduzione delle perdite nell’acquedotto.
Frans Timmermans, Vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo, ha dichiarato: “La duplice crisi climatica e della biodiversità è una vera e propria crisi esistenziale: non c’è tempo da perdere. A Glasgow la COP26 ha riconosciuto che occorre accelerare con l’intervento, ora, in questo decennio. Con il Green Deal europeo l’Unione si adopera per ridurre le emissioni, ripristinare lo stato della natura e usare le risorse in modo sostenibile. Ci riusciremo solo lavorando assieme, in tutti i settori. I progetti LIFE sono esemplari in questo senso, perché uniscono cittadini, enti pubblici, industria e ONG in una collaborazione a favore del clima e dell’ambiente.”