PESCARA – La decisione del Centro internazionale per il regolamento delle controversie relative agli investimenti (Icsid) che ha condannato l’Italia al pagamento di un indennizzo di 190 milioni di euro in favore della società petrolifera Rockhopper Exploration con sede nelle North Falkland per aver scelto di difendere la propria costa e il mare davanti all’Abruzzo bocciando il progetto di realizzare la piattaforma petrolifera off-shore Ombrina, dimostra tutta l’assurdità dell’adesione al Trattato sulla Carta dell’energia del 1994.
Secondo l’istituzione del Gruppo della Banca mondiale con sede a Washington, “di fatto l’Italia ha rinunciato a decidere sul proprio territorio aderendo a questo Trattato. Neppure una legge dello Stato e l’opposizione di un’intera regione riescono a tutelare gli interessi dei cittadini contro le potenti multinazionali dell’energia fossile“. Lo fa sapere con una nota la delegazione regionale abruzzese del Wwf.
“L’opposizione contro Ombrina Mare – si legge nella nota a firma di Filomena Ricci – fu portata avanti dalle associazioni ambientaliste, enti locali, Regione e organizzazioni di categoria, oltre a migliaia e migliaia di cittadini che parteciparono a tantissime manifestazioni scegliendo di far valere le proprie ragioni legate allo sviluppo sostenibile. È semplicemente vergognoso che la tutela del territorio finisca per comportare un costo così alto per la collettività“.