LANCIANO – In merito alla notizia del giovane nigeriano 28enne domiciliato a Vasto e ricoverato a Lanciano dal 16 agosto scorso nel reparto Psichiatria che ieri mattina si è lanciato dalla finestra, l’associazione UnitixLanciano scrive in una nota che “Ci risiamo… come al solito si parla di psichiatria solo quando accade qualcosa di gravissimo“.
Il 28enne lanciatosi dal terzo piano del reparto è grave e ora ricoverato al Santo Spirito di Pescara.
“Subito esplodono le criticità, si punta il dito contro qualcuno o qualcosa, – spiega l’associazione – ma poi ritorna la calma piatta. Di getto si parla di personale esiguo, sicuramente. Di sbarre alle finestre, forse… sempre ricordando che un reparto è parte di un ospedale, non di un carcere. La ricerca a tutti i costi del colpevole fa dimenticare le cause“.
“La responsabilità – continua la nota – non può ricadere su operatori ed infermieri, costretti spesso a lavorare ben al di sotto della soglia minima e in strutture non adeguate.
Manca da tempo una visione d’insieme e coordinata sulla delicata questione della malattia mentale, che si può intraprendere solo con l’impegno concreto di chi siede sulle poltrone più alte”.
“Coloro che si occupano di psichiatria sul territorio – precisa UnitixLanciano – sono quasi esclusivamente le famiglie dei malati, organizzate in associazioni che oggi fanno sempre più fatica a creare spazi idonei a gestirli garantendo continuità assistenziale e qualità del servizio. È un ambiente che per troppo tempo è stato abbandonato a se stesso e i risultati non possono essere che negativi”.
Creazione di centri d’ascolto, con personale formato ad hoc, gestiti dall’ente pubblico in collaborazione con le associazioni, potrebbe essere un primo passo per evitare le ospedalizzazioni ed essere d’aiuto alle famiglie.
“A quasi 50 anni dall’introduzione della legge Basaglia sulla chiusura dei manicomi – conclude la nota – il Servizio sanitario nazionale non ha mai messo in campo risorse economiche e progettuali adeguate. La richiesta di centri diurni è stata sempre accolta a chiacchiere dall’Asl, che non ha mai stanziato i fondi e il personale necessario. Era urgente ieri e lo è ancora di più oggi creare un tavolo comune con Asl, enti locali e associazioni per elaborare una strategia concreta che dia voce a chi per troppo tempo grida in silenzio“.