di Fabrizio Scampoli
VASTO – Per i tipi del Torcoliere, è uscito il nuovo romanzo di Maurizio Vicoli da noi raggiunto per un’intervista, data l’originalità della pubblicazione. 2037: Processo a Leopardi e nascita della vera Europa unita è un giallo letterario a sfondo politico.
Allora Maurizio, un nuovo romanzo giallo che ti ha trasportato da Gigi Riva a Leopardi; dal calcio alla letteratura. Com’è nata questa idea?
“Veramente lo spunto me l’ha dato mio figlio Cesare: il timore di una recrudescenza oscurantistica del diritto, viste le recenti politiche nei confronti dei migranti, dei diritti delle donne e di altre minoranze, in una parola l’attacco sistematico, che si sta verificando in tutto l’Occidente, verso i diritti civili“.
Potremmo dire che nel romanzo ci sono due livelli di lettura: uno di tipo politico, l’altro di tipo letterario.
“Sì, forse è un po’ la caratteristica dei miei scritti, la passione politica emerge sempre, anche nei due romanzi su Gigi Riva c’era questa commistione di generi letterari: saggio storico-politico e romanzo verosimile”.
Cominciamo con il livello politico.
“Nel romanzo si parte dall’incapacità dei partiti liberal-democratici di dare risposte ai cittadini europei da troppo tempo vessati dalle politiche neoliberiste responsabili delle delocalizzazioni, della disoccupazione, dei tagli alla spesa sociale, scolastica e sanitaria; insomma le cause dell’ impoverimento generale della popolazione che provoca un’ondata di risentimento verso l’Ue e dunque la vittoria dei partiti sovranisti in tutto il Vecchio Continente. In questa situazione, in Italia si rinsalda l’antica e bimillenaria alleanza tra la Spada e la Croce, cioè tra la Chiesa e lo Stato, che porta alla vittoria del partito Dio, Patria e Famiglia (DPF). Un governo che si assicura i 2/3 dei seggi in Parlamento e che presto opererà sostanziali modifiche costituzionali in senso conservatore e reazionario”.
Ma quando hai scritto questo romanzo?
“Ho cominciato a lavorarci nel 2018 e l’ho terminato a dicembre scorso. Prova che il lavoro è frutto della fantasia, e forse di una qualche capacità di analisi socio-politica, è che a fine gennaio il romanzo era già terminato tanto da poter partecipare al IX concorso letterario Caffè delle Arti di Brescia“.
Il nucleo centrale del racconto è il processo a Leopardi in cui hai cercato di confutare il giudizio della critica tradizionale.
“Dici bene, ‘ho cercato’ ma non so se ci sono riuscito. Traendo spunto anche da un libello che uscirà a breve, e che non voglio spoilerare, ho cercato di confutare innanzitutto una certa critica psico-analitica secondo cui la poetica del Recanatese è il frutto della sua depressione derivata a sua volta dalle varie deformazioni fisiche e dal non aver mai conosciuto l’amore di una donna. In realtà il nostro Gabriele d’Annunzio, antitetico a Leopardi per poetica e modello esistenziale, è arrivato alle stesse conclusioni del Recanatese nella fase del “Notturno”. Se poi si guarda alla crisi climatica e ambientale in atto ci si rende conto che ci troviamo di fronte a questa ecatombe solo perché noi occidentali ci siamo permessi di piegare la Natura al nostro benessere cercando di affrancarci il più possibile dalla sofferenza, dal dolore e dalla penuria. Ma tutto questo è ben spiegato in un pamphlet, non mio, di cui sentirete parlare a breve”.
Fa da cornice al romanzo il contesto politico entro cui si muovono tutte le vicende. Non pensi di aver
strumentalizzato Leopardi a fini politici, piegando la sua poetica ad una visione progressista della realtà?
“In realtà una lettura progressista del Leopardi non è affatto nuova. Nel 1980 uscì un saggio di Cesare Luporini dal titolo Leopardi progressivo; qualche anno dopo fu la volta di Nino Borsellino con Il socialismo della Ginestra. Si può discutere su tutto, ma una cosa è certa: nella “Socialcatena” leopardiana non c’è affatto il superomismo dannunziano che ha alimentato una certa destra o il darwinismo sociale che ha nutrito, e sostanzialmente continua a nutrire, il liberismo, quanto l’auspicio di una solidarietà tra tutti gli uomini che devono smettere di combattersi l’uno l’altro e fare fronte comune contro l’unica vera nemica che è la Natura, messaggio di straordinaria attualità vista la drammatica crisi climatica, ambientale e pandemica”.
Nel tuo libro, terminato lo scorso dicembre, si prefigura nei prossimi anni Trenta, sia in Italia che in Europa, una vittoria dei partiti sovranisti tanto da arrivare allo scioglimento dell’Unione Europea. Oggi la stampa di sinistra evoca una catastrofe democratica fino alla possibilità di radicali cambiamenti alla Costituzione senza ricorrere al referendum, esattamente quello che si dice nel tuo romanzo. Rischi di essere profetico?
“Nessuna profezia. Ho cominciato il romanzo ai tempi del governo Conte 1, nel 2018, dove già si prefigurava, dopo la vittoria di Trump, ciò che sarebbe accaduto nel mondo occidentale. Stiamo vivendo un impoverimento economico progressivo degli europei e degli statunitensi e, per la prima volta nella storia, pur senza considerare la crisi ambientale, la generazione successiva starà peggio di quella precedente. Così la gente è stanca delle delocalizzazioni selvagge, ormai tutta l’Europa è seminata da cimiteri industriali; è disperata per la disoccupazione cronica e il lavoro precario; inoltre, aizzata da certi partiti, è spaventata dall’arrivo dei migranti visti come coloro che rubano quel po’ di lavoro che c’è senza badare ai dati statistici a riguardo ma, soprattutto, ha paura del futuro proprio e, in special modo, di quello dei propri figli. Insomma se per cinquant’anni abbiamo avuto il quadro politico ingessato dalla Guerra fredda, oggi l’elettorato che non si rifugia nell’astensionismo è estremante volatile. Tutto questo è segno di disperazione e ci si vota al demagogo di turno con la speranza che le cose cambino. Nel frattempo le cosiddette forze democratiche, che pur hanno governato negli ultimi trent’anni, non hanno mai messo un freno alla voracità neoliberista e si limitano a starnazzare ad ogni elezione politica paventando un rischio democratico”.
Torniamo al romanzo. In un’Europa vessata da nuovi governi totalitari e dalla catastrofe ambientale, molte città sulla costa hanno dovuto erigere barriere di contenimento delle maree, resta un barlume di speranza incarnato da Vaduz, la capitale del Liechtenstein.
“È da Vaduz che partirà la riscossa democratica fino a raggiungere una nuova e vera unità europea, completamente diversa dall’Ue come la conosciamo oggi. Infatti nella European Social Chain (Socialcatena d’Europa) ci sarà un solo parlamento, un solo esercito, una sola politica estera, massima libertà nella ricerca scientifica, diritti civili avanzatissimi, protezionismo etico per scoraggiare le delocalizzazioni e l’ingresso di merci prodotte con lo sfruttamento di uomini, donne e bambini. Infine al suffragio universale si sostituisce il ‘suffragio civico‘, vale a dire che potranno votare solo coloro che si mostreranno interessati alla res pubblica”.
Protezionismo etico, suffragio civico… che significa?
Mi dispiace, ma queste curiosità potranno essere soddisfatte solo leggendo il romanzo.
Maurizio Vicoli, 2037: Processo a Leopardi e nascita della vera Europa unita, Il Torcoliere, € 12,00