VASTO – “Facendo seguito alla segnalazione pervenuta dal sindaco di Vasto in merito all’aggressione di una donna da parte di un canide nella prima mattina di domenica 7 agosto, in località Punta Penna, dal materiale video e fotografico sottoposto alla nostra attenzione dal gestore della Riserva, l’individuo ripreso, contestualmente, dalla donna aggredita, mediante telefono cellulare, è attribuibile, CON RAGIONEVOLE CERTEZZA, per caratteristiche fenotipiche, ovvero dimensioni, conformazioni e caratteristiche del mantello, ad individuo della specie Lupo appenninico (Canis lupus italicus)“.
Comincia così la lettera che il direttore del Parco nazionale della Maiella, Luciano Di Martino, ha scritto al sindaco Francesco Menna e agli altri organi di competenza, “sulla base delle pregresse esperienze dello staff del Parco da anni impegnato nello studio e monitoraggio del lupo in ambienti urbani ovvero antropizzati“.
“Pur essendo opportuno verificarne l’identificazione e l’eventuale livello di ibridazione mediante analisi del genotipo, con idonei campioni che potranno essere inviati al laboratorio Ispra competente”, Di Martino evidenzia che “l’evento possa essere, allo stato attuale, ricondotto a un particolare contesto verificatosi, appunto, per coincidenza delle particolari caratteristiche morfologiche dell’area e NON di consuete modalità di interazione verificatesi tra la signora aggredita e il lupo stesso”.
Da quel giorno sono in corso attività di monitoraggio intensivo nell’area, già attive da parte del personale della Riserva e non si esclude che, nei prossimi giorni, potranno essere integrate attività di monitoraggio e di cattura a scopo scientifico da parte del Parco.
“Resta inteso – conclude la nota – che le attività di cattura non avranno finalità dirette alla risoluzione del caso in questione, ma all’applicazione di un radiocollare Gps ad (almeno) un individuo tra quelli che sono segnalati frequentare l’area del Sinello – Incoronata di Vasto – Punta Penna in modo da ottenere informazioni dettagliate e utili sotto il profilo ecologico e, eventualmente, verificare la presenza di alcuni individui problematici che possano essere in qualche modo legati all’evento di aggressione segnalato”.
Il lupo è una specie rigorosamente protetta dalla normativa internazionale (direttiva ‘Habitat’ Cee 1993/43, Convenzione di Berna) e nazionale (legge 157/92, Dpr 357/97). Tale protezione ha sicuramente contribuito significativamente alla ripresa demografica e geografica rilevata negli ultimi decenni, ma non è mai stata adeguatamente documentata, su scala nazionale, attraverso attività di monitoraggio coordinate.
Il monitoraggio nel tempo di alcuni parametri della popolazione (come la distribuzione e l’abbondanza) rappresenta uno strumento essenziale per valutare lo status di conservazione e verificare l’efficacia delle misure gestionali e di conservazione applicate.
“Il lupo è una delle specie più conosciute in Italia, ma anche una delle più elusive e difficili da studiare“, ha spiegato Piero Genovesi, responsabile del servizio Coordinamento Fauna selvatica dell’Ispra. “Tutti i progetti finora attivati su questo carnivoro hanno avuto carattere locale e circoscritto nel tempo, limitando la possibilità di produrre una stima accurata a livello nazionale”
Ma il modello statistico elaborato dagli esperti sulla base di rilievi effettuati di escrementi, avvistamenti fotografici, ritrovamento di carcasse di ungulati con prelievo di saliva qualora presente, tracce di lupo sul terreno/neve, perdita di pelo o addirittura lupi morti sono ad oggi i soli dati di presenza di un protocollo standardizzato che ha prodotto una stima nazionale secondo cui sul territorio italiano esistono più di tremila individui, con una forchetta di 2.945 – 3.608 esemplari.
Questi risultati indicano che la popolazione di lupi del nostro Paese è molto cresciuta negli ultimi anni, soprattutto nelle regioni alpine. Il lupo occupa quindi una larga parte del paese e nelle regioni peninsulari ha colonizzato la quasi totalità degli ambienti idonei.
Il problema è che in Europa, la potenziale ibridazione con il cane (Canis lupus familiaris) rappresenta una tra le principali minacce per la conservazione del lupo. L’ibridazione lupo x cane determina l’introduzione di geni non adattativi nella popolazione selvatica e può modificare l’identità genetica e, conseguentemente, l’ecologia, la morfologia, il comportamento, gli adattamenti, mettendo in pericolo il patrimonio genetico evoluto nel corso dei millenni che ha permesso al lupo di sopravvivere e di adattarsi al mutamento delle condizioni ambientali.
I dati scientificamente attendibili potranno indirizzare azioni di mitigazione dei conflitti con le attività umane, favorendo la coesistenza uomo – lupo.
Per ulteriori info: https://www.isprambiente.gov.it/it/news/a-superquark-il-monitoraggio-nazionale-del-lupo-coordinato-dallispra