Zonaglobale è la nuova rubrica dedicata all’estero seguita dal nostro Lorenzo Scampoli, studente vastese dell’Università degli Studi Gabriele D’Annunzio di Chieti e Pescara, che quest’anno è in Finlandia per il Progetto Erasmus.
Un’occasione da non perdere per conoscere e farti conoscere il modus vivendi di questo Paese non molto lontano dal Circolo Polare Artico e, soprattutto, quanto c’è di simile e quanto di diverso tra il nostro bell’Abruzzo e un luogo con abitudini così distanti dalle nostre.
Cosa scoprirai in questa puntata?
Secondo dei rapporti redatti da esperti internazionali, l’Italia non se la passa molto bene per quanto riguarda la qualità dell’istruzione e soprattutto le modalità utilizzate nel processo dell’insegnamento. Tra i Paesi membri dell’Ocse, L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, l’Italia è sotto la media di 494 punti, attestandosi a 485. La Finlandia invece è tra i primi Paesi in Europa per quanto riguarda la qualità dell’istruzione impartita. Ma quali sono le differenze tra il sistema scolastico abruzzese/italiano e quello riformato da Helsinki?
In primo luogo, le formalità: in Finlandia c’è un’unica scuola obbligatoria per tutti che si inizia a 7 anni e si finisce a 16. Ed è qui che troviamo una prima differenza con l’Italia: non ci sono “stacchi” tra le scuole primarie e le scuole secondarie. Tale fase di cambiamento comporta una serie di “stress” per lo studente, invece in questo modo la continuità, spesso sbandierata nelle scuole italiane anche con significati diversi, non viene compromessa.
Inoltre, i libri in Finlandia sono gratuiti e a scuola non esistono verifiche e valutazioni. Alla fine di questa formazione dell’obbligo lo studente sceglie se continuare gli studi (con un corso per prepararsi all’università) oppure se iniziare a lavorare, frequentando un corso triennale per la formazione professionale e l’inserimento nel mondo del lavoro, che avviene quasi subito dopo la conclusione del percorso. In Italia invece la scelta della scuola secondaria avviene a 14 anni, un’età in cui a mio avviso difficilmente uno studente può avere le idee ben chiare, un’età in cui spesso c’è la famiglia dietro ad aiutarlo nella scelta, che però può rivelarsi un errore in seguito.

La gestione delle scuole in Finlandia è decentralizzata, ciò significa che i presidi hanno la facoltà di modificare i programmi di studio, senza però modificare le ore destinate alle materie “base”. In Italia funziona diversamente, la gestione è centralizzata e controllata da un apposito dicastero e spesso in alcune zone dell’Italia purtroppo è difficile concludere i programmi mettendo tutto in pratica, questo per l’evidente mancanza di risorse umane e strumentali.
Ma quanto durano i corsi in Finlandia? Come sono suddivisi? In Italia, è giusto ricordarlo, i corsi sono annuali e si dividono in più parti, di solito trimestri o quadrimestri, con verifiche scritte e orali periodiche. In Finlandia, invece, i corsi sono semestrali e alla fine del corso non c’è la bocciatura ma semplicemente un giudizio espresso con un voto numerico, una lettera o con un breve commento. Nel caso di “insufficienza” in una materia, lo studente avrà modo di confrontarsi con il docente per iniziare un breve percorso di recupero progettato dall’insegnante sulla base delle reali capacità dello studente nella materia.
Ciò che a mio avviso è in grado di dare veramente un vantaggio enorme al sistema scolastico della Finlandia è lo status del docente. Riconosciuto come figura molto importante a livello sociale, l’insegnante è visto come un serio professionista. Le scuole finlandesi, come anticipato, sono gestite in modo decentralizzato. Per questo motivo non esistono veri e propri concorsi pubblici, ma i singoli presidi hanno la facoltà di assumere i docenti che ritengono all’altezza e rimuoverli dall’incarico (in questo caso previo accertamento delle motivazioni da parte dello Stato). La formazione dei docenti è quotidiana e ogni giorno, di solito, è prevista un’ora di aggiornamento professionale.

Infine mi piacerebbe parlare delle aule, spaziose, fornite di ogni strumento necessario: computer per tutti, connessione ad Internet eccellente, penne, quaderni e libri. Per questo motivo molti studenti vanno a scuola senza zaino, non ce n’è il bisogno. Banchi grandi, puliti e comodi arredano le stanze dove gli studenti si recano per seguire le lezioni di ogni singolo docente, che come in altri Paesi, ha un suo spazio personalizzato per insegnare che utilizza anche come ufficio. Ampio spazio viene destinato anche alle aree svago, affollatissime durante le pause tra una lezione e l’altra (ogni lezione dura 40 minuti, a seguire ci sono 20 minuti di pausa). Dal 2016 la Finlandia ha iniziato ad interrompere l’insegnamento della scrittura in corsivo, sostituendola con quella veloce al computer. Le lezioni di dattilografia vengono svolte in opportuni spazi dotati di pc dove un programmino propone delle frasi da scrivere utilizzando tutte le dita della mano, chi scrive più velocemente ottiene un punteggio più alto. E le lezioni di educazione fisica si tengono all’aperto, con qualsiasi condizione climatica, in uno dei tanti parchi che generalmente sono proprio situati nei pressi degli istituti.
Insomma, è evidente che il margine di miglioramento in Italia è molto ampio, e potrebbero essere presi numerosi spunti dal modello finlandese per migliorare il nostro (non solo per i banchi a rotelle che, inoltre, qui ho visto quasi mai).