di Fabrizio Scampoli
La donna in catene davanti all’ospedale per chiedere più attenzione verso il nosocomio è, in realtà, il paradigma della situazione di estrema difficoltà in cui versano la sanità vastese e, soprattutto, il Pronto Soccorso, spesso al centro di critiche e facili ironie.
Il presidio del Pronto Soccorso dovrebbe invece essere il biglietto da visita, il fiore all’occhiello di ogni ospedale, il luogo dove il malato incontra il primo medico che lo visita e lo indirizza verso il reparto giusto. A Vasto, purtroppo, questo fondamentale reparto attraversa una profonda crisi e non si vedono soluzioni: addirittura, nessun medico chiede di lavorare a Vasto e molti di quelli che ci lavorano con fatica e professionalità stanno seriamente pensando di trasferirsi altrove. Il rischio che corriamo quindi è quello di ritrovarci, in una città di 40mila abitanti, con il Pronto soccorso abbandonato e non in grado di erogare nemmeno i servizi essenziali.
Ma quali sono le cause – più o meno nascoste – di questa situazione così preoccupante per l’intero comprensorio vastese?
Dal 5 ottobre 2016, data di pensionamento del primario dr. Lorenzo Russo, nessuno ha provveduto a nominare un successore; l’ 8 gennaio 2018 fu emanato un avviso pubblico per il conferimento di un incarico quinquennale per Direttore U.O.C. di medicina e chirurgia accettazione e urgenza, ma fu revocato successivamente. A dicembre 2020, avviso pubblico per sostituzione direttore U.O.C. medicina e chirurgia, per primario facente funzioni: non venne mai nominato nessuno, nonostante la partecipazione dei dottori D’Isernia, Sardellone e Bastonno. Successivamente il dr. Caporrella, primario di Lanciano ora in pensione, venne nominato primario ad interim a Vasto, e delegò al dr. Sardellone la responsabilità del reparto. Questo per quanto riguarda la situazione amministrativa.
Per ciò che attiene al reparto, esso può attualmente contare solo su undici medici, di cui nove a turno pieno e uno in pensionamento. Addirittura diverse ore vengono coperte con turni aggiuntivi da dottori interni; e pensare che ogni giorno si registra una media di 100-130 pazienti, che trovano in reparto un paio di medici costretti a gestire gli accessi in Pronto Soccorso, quelli in aerea “sporca” (Covid accertati o sintomatici), e infine anche i casi dell’Osservazione Breve Intensiva.
Da non sottovalutare altre due situazioni che rallentano non poco l’attività di pronto soccorso: i numerosi accessi impropri (traumi e sintomi lievi, dolenzie, accelerazione esami ecc.) che intasano il reparto a discapito dei pazienti gravi, e il materiale obsoleto o rotto.
Insomma, una vera propria situazione d’emergenza, che rischia di degenerare presto. Quando sui social si accusa, si critica, si offende chi lavora e si impegna ogni giorno con professionalità, prima sarebbe il caso di informarsi. I medici ci salvano la vita, i leoni da tastiera ce la avvelenano. Pensiamoci.