CHIETI – Una lettrice di Zonalocale, Elena Alexandra Prunas residente a San Salvo, ci ha scritto per raccontare l’episodio che, suo malgrado, ha vissuto all’ospedale di Chieti per far nascere il suo bimbo. La vicenda è accaduta alle 01:52 di notte del 29 luglio scorso.
Questo è il suo racconto: “Vado a partorire e faccio due tamponi anticovid. I risultati sono uno negativo, l’altro positivo. Arrivo in sala parto covid dopo tre tipi di induzione, partorisco da sola senza alcun familiare. Sono spaventata, ho diversi attacchi di panico, ma alla fine partorisco. Sono molto stanca, mi dicono che non posso tenere o dare un bacio a mio figlio. Solo dopo diverse volte che li prego, me lo mettono due secondi in braccio.
La notte in camera mentre dormo, apro gli occhi e vedo un ragazzo con le mani sulla schiena, vestito con pantaloncini corti e maglietta di una nota marca sportiva, a nemmeno 2 metri dal mio letto che mi guarda. Alzo la mano per prendere il telefono e vedere i messaggi e mi addormento di nuovo. Di colpo, dopo 20-30 minuti mi risveglio e il telefono non c’è più. Il cavo della batteria me lo trovo dietro al cuscino.
Vedo l’ostetrica allungata con la faccia verso il muro su un lettino. Le racconto cosa mi è successo e le altre due pazienti presenti in camera ascoltano. Così controllano le loro cose e si accorgono che mancano pure a loro telefono e diversi oggetti personali.
Mi precipito a controllare la borsa e noto che mancano i soldi, sia quelli di carta sia gli spiccioli. Non ci sono più la carta di credito, la fedina e la sigaretta elettronica. L’ostetrica chiama i carabinieri e la sicurezza. A un certo punto mi indica e racconta la mia descrizione, aggiungendo però che non posso essere certa perché mi ero appena svegliata…può darsi che il ragazzo avesse un camice.
Dopo esser stata dimessa, sono andata a fare la denuncia nella caserma dei carabinieri di Manoppello e ho dato il codice Imei del mio cellulare alle forze dell’ordine di San Salvo. La sera stessa provo a chiamare il mio numero e il telefono squilla. Mi risponde qualcuno varie volte prendendomi in giro.
Nessuno può fare nulla, ma noi che stavamo là siamo rimaste senza niente, con un duro trauma giacché il ragazzo lo sogno di notte.
Delle altre pazienti non so nulla, neanche se hanno sporto denuncia“.