VASTO – Oggi ricorre il 66esimo anniversario della tragedia di Marcinelle (Belgio) in cui persero la vita 262 persone, di cui 60 abruzzesi. Una ferita immane per l’intera regione e per tutti i suoi abitanti.
Era la mattina dell’8 agosto del 1956 quando nella miniera di carbone Bois du Cazier un incendio, causato dalla combustione d’olio ad alta pressione innescata da una scintilla elettrica si sviluppò dapprima nel condotto principale d’entrata dell’aria, poi riempì di fumo tutto l’impianto sotterraneo provocando la morte dei presenti per soffocamento.
Di queste 262 vittime, 136 erano immigrati italiani partiti dieci anni prima in cerca di futuro.
L’incidente rappresenta il terzo caso per numero di vittime tra gli immigrati italiani all’estero dopo i disastri di Monongah e di Dawson. Il sito Bois du Cazier, oramai dismesso, fa parte dei patrimoni storici dell’Unesco.
Ci vollero 14 giorni per fare un bilancio definitivo. Il Rapport d’Enquête, cioè la cronistoria dettagliata di quella tragica mattinata si conclude il 22 agosto, alle 3 di notte, quando dopo la risalita, uno di coloro che tentavano il salvataggio dichiarò in italiano: “Tutti cadaveri”. Persero la vita pure 95 belgi e solo 13 furono i sopravvissuti.
La strage avvenne esattamente dieci anni dopo il famoso accordo fra Italia e Belgio che prevedeva manodopera in cambio di carbone. Da quel 1946, centinaia di migliaia di lavoratori italiani partirono (circa 2 mila al giorno, e 65 mila nei soli primi due anni), attirati dal miraggio di una vita migliore nel nord Europa.
“La realtà non era così rosea – si legge in un resoconto del Cram, Consiglio regionale abruzzesi nel mondo – e i lavoratori erano duramente selezionati lungo il percorso (a Milano e in Svizzera) per essere accolti, una volta giunti a destinazione, in baracche già utilizzate per i prigionieri durante la guerra“.
“Inoltre, ricorda il Cram – i sentimenti della popolazione locale nei confronti dei nuovi arrivati erano ben sintetizzati dai famosi cartelli “Ni chiens, ni italiens” appesi fuori dai locali del distretto minerario di Charleroi”.