di Gabriele Cerulli
VASTO – Sull’altalena di situazioni discordanti, sale il mugugno sui prezzi dei listini e dei menù. Dove finisce la marea di vacanzieri e local che dal lunedì alla domenica riempie in lungo ed in largo il litorale Vastese? Poco movimento alla Marina, dove si registra l’assordante silenzio del consorzio Vivere Vasto Marina, in controtendenza con altri momenti storici in cui le casse degli esercizi commerciali battevano ben altri numeri. Sono cambiati equilibri politici o che?
Ad eccezione del weekend, anche in centro da alcune settimane si registra poco movimento nelle presenze mentre si abbassa la spesa media cadauno in ristoranti e pizzerie. Ci si lamenta a bassa voce, ma un po’ tutti. L’aumento del costo delle materie prime è una mezza verità, una mezza bugia che in alcuni settori diventa un’autentica bufala e forse anche per questa ragione investe maggiormente le pizzerie…
In centro ce n’è una sola, al taglio, che mantiene il pezzo sotto i due euro e non a caso è quella col fatturato più alto. Si arriva in diversi casi addirittura sulle tre euro. Ora, la farina entra normalmente nelle case di tutti noi da sempre. Non stiamo parlando di un prodotto di nicchia. I ricarichi erano fuori da ogni logica prima, ma contenuti nell’offerta al pubblico. Con l’aumento dovuto alle controversie scoppiate nel cuore dell’est Europa, i ricarichi si sono abbassati sì, ma da cime siderali.
Discorso simile nel settore delle paninerie. Tranne rarissime eccezioni, forse quelle più legate al territorio e alla storia di questo prodotto, i prezzi si sono parimentati a quelli del ristorante. Panini poverissimi in pausa pranzo non meno di sette, otto euro, fino ai quindici di un gourmet (magari scimmiottato).
In tutto il centro cittadino e alla Marina non esistono trattorie dove poter consumare al volo e con prezzi ragionevoli. C’hanno tutti in qualche modo a che fare con Kiev ..
Anzi, è proprio sparito il termine trattoria. Oggi se non ti chiami bistrò sei fuori dai giochi.
Ho capito, ma un hamburger resta pur sempre “na pallotta squacciate” ed è irragionevole, quasi volgare, portarlo sopra i dieci euro “nghi na fronne di nzalate e na fillucce di pammadore”. È insostenibile tirar fuori almeno quattro euro per una bollicina del discount e non meno di cinque euro per una birretta alla spina.
Ferie o vacanze che siano, bisogna rendersi conto che oltre il 60% degli italiani con il guadagno di una giornata di lavoro non riesce a fare una gratificante cena di pesce, per cui con qualche euro meno magari fateci sentire l’odore del mare. Altrimenti ce ne andiamo ogni giorno in spiaggia, ci ubriachiamo di sole e iodio e pazienza se qualcuno non dovesse farcela.