SAN SALVO . Tra le pagine più belle dello sport locale si inserisce senza dubbio quella di Domenico Mariotti. Nato a Vasto ma residente da sempre a San Salvo, il giovane pilota è un ragazzo di quindici anni. Attualmente è iscritto al Campionato Italiano Velocità per eccellenza nella categoria Aprilia Sport Production in sella alla RS 250. La sua storia non è stata particolarmente in discesa. Ci sono stati momenti difficili, situazioni dolorose, tutte superate dalla forza della passione. Già, perché il suo papà, Claudio Mariotti, oltre ad essere il primo sostenitore del figlio, in passato è stato pilota amatoriale nei vari circuiti nazionali. Una bella eredità, dunque, con il forte desiderio di scrivere un futuro ancor più roseo. Ora Domenico è impegnato a Pomposa, per il quarto dei cinque round in programma nella competizione. Tra le varie sessioni di allenamento c’è stato spazio anche per l’iscrizione alla Scuola di Motociclismo a Pescara. Della sua storia, dei suoi obiettivi e del rapporto con il padre Claudio ne abbiamo parlato a Zonalocale.
Domenico, come è nata la passione per le due ruote?
Domenico: Tutto è partito all’età di sette anni. Sono salito per la prima volta su una minimoto. Da allora sono rimasto affascinato da questo sport. Devo dire grazie a mio padre. E’ lui l’artefice di tutto. Quando ero piccolo, lo seguivo nelle varie uscite. Mentre lui era in pista, io ne approfittavo per fare qualche giretto. Negli anni questa passione è cresciuta sempre di più di pari passo con le ambizioni. Oggi partecipo a una competizione ufficiale della F.I.M.
Ho già disputato tre gare ufficiali, adesso mancano le tappe di Pomposa e Varano. Mi sto togliendo diverse soddisfazioni
Quando hai iniziato a prepararti sul serio?
D: Da piccolo guidavo minimoto e motocross per semplice divertimento. Nel 2017 con la Ohvale Minigip 160 ho iniziato ad allenarmi nelle piste del territorio vastese quindi a prendere maggior feeling con questo sport.
Poi nel 2018 un gravissimo incidente
D: Sì, era il 10 luglio. Io non ricordo nulla. Tramite i racconti dei miei familiari, so di essere caduto dalla moto, di aver battuto la testa e di aver perso i sensi. Ho memoria solo dei momenti successivi all’infortunio: la lenta ripresa e la voglia di tornare in moto.
C: Fortunatamente ho avuto la lucidità di capire che non bisognava aspettare l’autoambulanza. Sono stati momenti terribili. Ho perso dieci anni di vita. Ricordo il tragitto per arrivare al Pronto Soccorso: era cosciente ma farneticava, pronunciava frasi sconnesse, prive di logica. Arrivati all’Ospedale, la situazione è degenerata. Tra le urla dei dottori e i pianti delle infermiere, Domenico è stato rianimato e trasferito d’urgenza a Pescara dove è stato in coma per due giorni.
Cosa avevano detto i medici?
Claudio: Dopo il risveglio e i vari esami, i dottori ci avevano comunicato in maniera perentoria che Domenico non avrebbe dovuto più praticare nessun tipo di sport. I danni erano ancora pesanti. Il trauma cranico non era stato superato del tutto.
Non è stato facile gestire la situazione. A distanza di un anno mio figlio voleva disperatamente tornare in moto, io non ero d’accordo. Dopo una lunga insistenza, la decisione di recarmi al Bambin Gesù di Roma per ascoltare pareri di altri specialisti. Lì, il consenso di continuare con le dovute avvertenze: un’ eventuale botta alla testa, non sarebbe confortante.
Senti il peso della responsabilità?
C: No, perché quella di Domenico è stata una scelta ponderata. All’età di 15 anni non puoi vivere pensando all’infortunio, significherebbe rinunciare a qualsiasi tipo di attività. L’incidente è un capitolo chiuso della sua vita, ora deve guardare avanti.
Dopo Roma qual è stato il passaggio successivo?
D: Ho continuato ad allenarmi con l’Ohvale. Nel 2020 il passaggio alla R3 300. Con il cambio moto abbiamo potuto frequentare circuiti più grandi. Siamo passati da kartodromi a piste vere e proprie: Ortona, Bari, Misano. Da lì la decisione di partecipare al campionato Aprilia Sport Production, è un C.I.V. Junior. E’ una vetrina importante. C’è la possibilità di farsi conoscere. Per questa competizione ci sono 5 round in programma: Cremona, Maggione, Modena, Pomposa e Varano, sono doppie gare.
Come sono andate le prime uscite ufficiali?
D: A Cremona ero partito davvero bene. Ero arrivato in terza posizione, poi in quarta. Una caduta mi ha negato la possibilità di rimettermi in gioco. Alla seconda gara, invece, sono arrivato sesto. C’è da considerare che non ho ancora una grossa confidenza con la nuova moto, perché vengo da una R3 che presenta caratteristiche diverse, sia per motivi tecnici, sia per una differente modalità di guida.
C: E’ il primo campionato a cui partecipiamo. Domenico ha pochissima esperienza. I ragazzi che gareggiano con lui hanno alle spalle anni ed anni di partecipazioni e di presenze in vari campionati. Secondo me può crescere molto, perché ha potenziale. Non possiamo dimenticare il lungo stop di un anno e mezzo a causa dell’infortunio, la lenta ripresa e tanti altri fattori. Nonostante le avversità, si sta comportando piuttosto bene.
Io lo seguo ovunque, dando qualsiasi tipo di suggerimenti. Il monito è sempre lo stesso: concentrazione. Questo è uno sport che richiede massimo impegno. Da questo punto di vista, però, non posso lamentarmi. Domenico mette tanta passione.
D: Due volte a settimana vado in palestra. Ma non solo. Percorro 50/60 km con la bici. Altre volte semplicemente pratico running. Insomma gli allenamenti non mancano(ride ndr).
Qual è il tuo obiettivo?
D: Un pilota per puntare in alto deve superare tutte le categorie. Per fare questo c’è bisogno di tanto lavoro e di crescere sempre di più. L’obiettivo al momento è puntare alla Moto3. In questo senso sarebbe opportuno partecipare anche ad altre competizioni. Ci sono campionati di primo livello in Spagna. Io devo costruirmi una certa credibilità per avvicinare gli sponsor a investire sul mio percorso, perché ci credo fortemente. Il mio sogno è la Motogp.