di Fabrizio Scampoli
VASTO – Sono passati pochi giorni dal taglio del nastro del polo logistico di Amazon a San Salvo, inaugurato da tutti i politici del territorio che lo definiscono come un’enorme possibilità di sviluppo e crescita economica per il nostro territorio già duramente provato dal lockdown e dai morsi della crisi economica.
Tutti d’accordo allora, almeno stavolta? No, perché alcuni esponenti politici hanno lanciato, come voce nel deserto, l’allarme per quanto riguarda i rischi che l’insediamento di Amazon comporterebbe per il nostro Comprensorio.
Per il Partito Comunista italiano, infatti, dietro la foglia di fico della crescita occupazionale si celerebbero delle verità nascoste.
“Amazon prevede 3000 dipendenti a regime – sostengono gli epigoni del partito di Marco Rizzo – e questo entusiasma tutti.
Purtroppo però Amazon non creerà 3000 posti di lavoro fissi, ma “3000 lavoratori precari che saranno costretti a competere tra loro per un rinnovo che alla fine probabilmente non ci sarà come non c’è stato per i 2000 lavoratori dello stabilimento di Colleferro (FR) licenziati alla vigilia di Natale”. Il Pci prevede quindi scenari molto diversi dagli altri partiti.
Per loro, dopo Amazon il Vastese diventerà un deserto, e “quando il gigante dell’ e-commerce avrà spremuto i lavoratori di tutto il territorio fino all’ultima goccia di sudore, andrà altrove a fare lo stesso anche se, nel frattempo, avranno abbassato la saracinesca migliaia di piccole attività economiche.
Se si provasse a guardare cos’è Amazon dall’interno, si noterebbe una organizzazione del lavoro scandita dal primo all’ultimo secondo con l’uomo al servizio di un algoritmo che detta tempi di smistamento oltre i limiti umani”. Uno scenario che ricorda un po’ Tempi moderni di Chaplin e un po’ Metropolis di Fritz Lang.
A denunciare queste situazioni, ormai, numerose inchieste: “ritmi imposti anche di 360 smistamenti l’ora, 6 al minuto, uno ogni dieci secondi, percorrendo, in una giornata, anche 20 km con una tensione fisica, mentale ed emotiva così alta che molti magazzinieri Amazon sono dovuti ricorrere a farmaci per tenere quei ritmi lavorativi“.
Insomma, altro che spot subliminali e scenari da Amazing Amazon: per i comunisti di Rizzo il colosso di Jeff Bezos è” l’ultimo fronte della lotta di classe e anche nel Vastese occorre diffondere informazioni, statistiche e studi sulle conseguenze dei lavori connessi all’e-commerce”.
È difficile condividere in toto il pensiero comunista: certamente molte cose sono giustamente da approfondire, ma rimane comunque il fatto che una multinazionale web globale ha aperto un importante stabilimento sul nostro territorio e sta offrendo contratti di lavoro. Il resto lo scopriremo solo vivendo.