PESCARA – Il settore turistico è stato fortemente provato dalla pandemia, ma può essere in molti territori un fattore di rilancio dell’economia, anche grazie agli interventi del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Questo processo virtuoso può essere innescato anche in Abruzzo dove, a causa delle differenti caratteristiche dei territori, è presente una marcata varietà di offerta turistica. Dalle località della costa adriatica agli agriturismi delle aree interne, infatti, le potenzialità sono notevoli. È la fotografia scattata dall’Osservatorio Abruzzo che ha realizzato un focus sulle opportunità del Pnrr per la valorizzazione del territorio locale.
“Nel Piano – spiega l’analisi – vengono stanziati 2,4 miliardi di euro per il rilancio del turismo nel Paese, di cui 117 milioni sono già stati richiesti dalle imprese abruzzesi.
Il turismo è un’industria importante per l’economia italiana. In base ai dati Istat del 2017, prima della pandemia il valore aggiunto di questo comparto rappresentava il 6% di quello totale italiano. Nel 2019, le strutture italiane erano più di un milione, comprendendo sia i servizi di alloggio sia di ristorazione, agenzie di viaggio e servizi di trasporto.
Con l’arrivo del Covid – precisa Osservatorio Abruzzo – questo settore ha subito una battuta d’arresto: nel 2020 le restrizioni anti-contagio hanno generato un calo degli arrivi dall’estero del 54,6% in meno rispetto all’anno precedente.
Anche se le mancate partenze verso l’estero hanno contribuito a trattenere in Italia parte della spesa dei turisti italiani, il contraccolpo in termini economici ha portato a una riduzione delle entrate nel settore, che si assestano a 67,6 miliardi di euro.
Questo dato interrompe la crescita del turismo, riportando gli introiti a valori inferiori rispetto a quelli registrati nel 2010 (circa 80 miliardi di euro).
Analizzando il dato a livello regionale, lo scenario è molto eterogeneo. Il turismo in Abruzzo ha subito un calo più contenuto rispetto ad altre aree italiane. Tendenzialmente, i cali minori si sono evidenziati nell’area adriatica. Basti pensare che il Molise è l’unica regione che ha riportato un dato positivo (+3,3%). E che Vasto nel 2020 ha registrato un boom di turisti nonostante la pandemia.
La situazione abruzzese è coerente con questo scenario: il calo è del 22,1%, minore rispetto alla media nazionale (-38,5%). Ciò è dovuto al fatto che la diversità è ricchezza: in un territorio così ricco di differenze come quello della nostra regione, l’offerta turistica è strettamente legata alla diversità dei luoghi, spiega l’analisi.
“La zona costiera ha una predisposizione a forme di turismo più legate al mare, con strutture alberghiere, villaggi e in generale una serie di servizi per il turista. Per capire quanto gli alberghi siano utilizzati in regione, è sufficiente analizzare l’indice di utilizzazione netta dei posti letto. Si tratta di un indicatore che mette in relazione le presenze, il numero dei posti letto e i giorni d’apertura delle strutture: 41,6 è l’indice medio nazionale di utilizzazione netta dei posti letto alberghieri (Istat, 2021)”.
Il dato abruzzese risulta superiore di quasi 4 punti percentuali rispetto alla media nazionale, vale a dire che gli alberghi hanno ricoperto e tuttora ricoprono un ruolo importante nell’ecosistema turistico regionale.
Per quanto riguarda le presenze di turisti in regione, approfondendo l’analisi a livello comunale, emerge come siano 9 i comuni che superano le 100 presenze/giorno ogni mille residenti. Di questi 6 si trovano in provincia dell’Aquila (Santo Stefano di Sessanio, Roccaraso, Rivisondoli, Pescasseroli, Opi e Villalago) e 3 in quella di Teramo (Pietracamela, Tortoreto e Alba Adriatica).
Sembrano essere due le aree di maggiore pressione turistica valutando i dati dell’Osservatorio. Quella costiera, in particolare nella sua parte settentrionale, e la parte interna meridionale della regione.
Tra i capoluoghi, sono L’Aquila e Pescara a registrare il maggior numero di pernottamenti, segue di poco Chieti e più distanziata Teramo. Vasto si attesta al 18,43 presenze ogni 1000 abitanti. Spiccano tra i dati dell’Osservatorio regionale, Torino di Sangro con il 53,27 di presenze e Rocca San Giovanni con il 33,95. Bassi invece i centri più grandi come Lanciano e Ortona, mentre Casalbordino cresce gradualmente con il 23,45.
Le aree interne della regione hanno invece una vocazione legata a forme di turismo più delocalizzato. Tour gastronomici, sport in collina o montagna, esperienze culturali o religiose possono mettere al centro i piccoli centri, dando slancio ai territori e alle economie locali.
Di questo sistema fanno parte gli agriturismi, un settore che ha visto una crescita nonostante la pandemia. Nel 2020, le aziende attive in Italia erano oltre 25 mila, il 2% in più rispetto al 2019. In Abruzzo però ci sono meno agriturismi rispetto ala media italiana.
Il territorio con la maggior concentrazione di questo tipo di strutture è la Provincia autonoma di Bolzano, seguono la Toscana e l’Umbria. L’Abruzzo registra 5,4 agriturismi ogni 100 chilometri quadrati, un valore inferiore a quello medio nazionale, ma che occupa il secondo posto nel Mezzogiorno dopo quello campano. Agli ultimi posti, invece, si trovano Basilicata e Valle d’Aosta.