ROMA – I dati di Eurostat mostrano che l’Italia si trova al ventesimo posto in Europa nella scala dell’uguaglianza sociale, con un coefficiente di Gini pari a 0,334. L’Abruzzo registra un dato migliore, 0,273, collocandosi in 12esima posizione sul totale delle regioni.
Spesso usato come indice di concentrazione per misurare la disuguaglianza nella distribuzione del reddito e della ricchezza, il coefficiente di Gini è un numero compreso tra 0 e 1. Lo zero corrisponde alla pura equidistribuzione, vale a dire la situazione in cui tutti i cittadini percepiscono esattamente lo stesso reddito. A valori più alti corrispondono invece maggiori disuguaglianze. Con il valore 1 si ha la massima concentrazione, vale a dire la situazione in cui una persona percepisce l’intero reddito del Paese mentre tutti gli altri hanno un reddito zero.
L’Italia si ritrova nei gradini europei più bassi, dopo Spagna e Lettonia, entrambe con un coefficiente di 0,332, e con valori molto simili a quelli di Grecia (0,342) e Portogallo (0,34).
Le peggiori performance in assoluto si hanno in Romania (0,351) Lituania (0,379) e Bulgaria (0,396). E la pandemia ha accentuato queste divisioni.
La recessione innescata dal Covid lascia infatti una pesante eredità anche perché le politiche redistributive degli ultimi anni non sono state sufficienti a contrastare le disuguaglianze che vedono i poveri sempre più poveri e i ricchi aumentare a dismisura il loro patrimonio.
Secondo il World Inequality Lab, la disuguaglianza in Italia è al punto massimo degli ultimi 40 anni. Con la sola eccezione del periodo 1999-2007 – quando il divario si era sostanzialmente stabilizzato – l’indice di Gini sul reddito, dopo le tasse e i trasferimenti, è aumentato tendenzialmente dalla metà degli anni Ottanta a oggi.
Il report che il World Inequality Lab realizza grazie a un team di economisti leader a livello mondiale, scatta una fotografia sulle tendenze globali della disuguaglianza. Si tratta del resoconto più autorevole e completo che fornisce a capi di Stato, politici e studiosi di tutto il mondo informazioni compilate su una gamma sempre più ampia di Paesi e sulle forme di disuguaglianza che i ricercatori hanno precedentemente ignorato o trovato difficile rintracciarlo.
Quello del 2021 presenta i dati più aggiornati su ricchezza globale, reddito, genere e disuguaglianza ecologica.
Il resoconto registra ampie disuguaglianze in reddito e ricchezza sia tra Paesi che al loro interno. Il 10% per cento più ricco della popolazione mondiale detiene attualmente il 52% del reddito globale, mentre la metà più povera della popolazione ne guadagna l’8,5%.
Le disuguaglianze globali in termini di ricchezza sono ancora più pronunciate di quelle legate al reddito. La metà più povera della popolazione mondiale non possiede quasi alcuna ricchezza, possedendo solo il 2% del totale. Al contrario, il 10 per cento più ricco della popolazione globale possiede il 76% di tutta la ricchezza.
Secondo i dati diffusi da Istat e Ocse, in Abruzzo il 20 per cento più ricco della popolazione riceve un reddito pari a 5 volte di più di quello della fascia più povera, quasi un punto in meno rispetto alla media nazionale (5,7%). Nella classifica nazionale, la regione si colloca così all’11esima posizione.
A livello nazionale, invece, i progressi nella parità di genere sono molto lenti e l’attuale disuguaglianza di guadagno tra i sessi rimane molto alta. Inoltre le disuguaglianze globali di reddito e di ricchezza sono strettamente legate a quelle ecologiche e a quelle nei contributi al cambiamento climatico.
Risultano molto più colpiti i ceti medio-bassi dalle politiche climatiche piuttosto che i gruppi più facoltosi, quasi ignorati, sebbene siano i principali inquinatori.