PESCARA – “Anche se dopo trent’anni di contrazione dei salari si comincia a parlare del loro adeguamento al costo della vita, non è tutto oro quel che luccica”, si legge in una nota del Comitato regionale abruzzese del Partito comunista.
L’aumento sarebbe a carico della tassazione generale, da attuare mediante riduzione del cuneo fiscale. “Peccato che dei ben 16 miliardi di cui si parla, – precisa la nota – solo i due terzi finirebbero nelle tasche dei lavoratori mentre il restante andrebbe, di nuovo, in mano alle aziende”.
“Considerato che di questi tempi – prosegue – il nostro Stato non ha libertà di spesa ma deve eseguire le direttive impartite dall’Unione europea e dal Fondo monetario internazionale, questa ulteriore diminuzione delle entrate sarà compensata dalla riduzione del welfare. Riduzione dei servizi pubblici e di quel poco di stato sociale rimasto, aumento delle tasse indirette, imposta più antidemocratica che esiste poiché fa pagare le tasse allo stesso modo sia al ricco che al povero.
In sostanza, i lavoratori autofinanzieranno l’aumento dei propri salari”.
“In questi giorni – aggiunge il Partito comunista – la notizia che Stellantis, presente sul nostro territorio con Sevel, abbia deciso di incentivare all’esodo volontario altri 1070 lavoratori, portandoli a un totale di circa 1800 (quasi il 4% della forza lavoro attuale), lascia presagire successive e pesanti riorganizzazioni nel gruppo”.
“Sul nostro territorio la crisi della Denso non ha fine, sottolinea la nota. Dopo la concretizzazione degli esuberi, alle promesse fatte dall’azienda è seguito il nulla. La Cig a rotazione si è rivelata una chimera: c’è chi lavora su 18 turni e chi sta a casa a zero ore. Gli investimenti sono ben lungi dall’essere realizzati, e adesso si concretizza la nuova minaccia dell’outsourcing (esternalizzazione) di alcune lavorazioni, soluzione che va nella direzione contraria a quella che servirebbe per mantenere i livelli occupazionali dello stabilimento”.
“Infine, in Pilkington, – conclude – in area a lavorazione a caldo, dove si lavora con temperature dell’ordine di 70°, ci è giunta la notizia che è stata tolta l’acqua lasciando la disponibilità del solo beverino. Insomma, un quadro per nulla rassicurante, dove il conto lo pagano sempre i lavoratori”.