VASTO – A noi che abbiamo le attività a Vasto marina non porta nessun compenso, solo disagi per il blocco della strada e per il caos che ci sarà. Poi parlano di nuovo di contagi, tutte queste persone ammassate per poi ricominciare a stressare a ottobre con chiusure o altro.
Tutto al contrario funziona in Italia, ma oggi parliamo di Vasto, che sinceramente alle attività giù a Vasto marina non porterà proprio nulla. Vasto marina fa già schifo: non è pulita e con questo caos ancora peggio. Ci preoccupiamo di visibilità facendo venire Jovanotti.
La visibilità per i turisti significa altro: tenere pulito, essere un paese accogliente offrire servizi e non certo un concerto del genere. Vasto marina deve essere curata sotto tutti i punti di vista: prima la pulizia che non c’è, prezzi eccessivi e nulla di divertimento.
Quattro casette di mercato, uno schifo totale e facciamo venire Jovanotti per finire a distruggere. Non funziona nulla!
Lettera firmata
in merito alla lettera della titolare del negozio di vasto marina,vorrei chiedere lei in primis cosa fa per vasto marina,quante ore ha la sua attivita’ aperta e cosa da lei ai turisti….non saranno 2 e ripeto solo 2 giorni di chiusura temporanea a dare disagio a Vasto Marina anzi questo evento sara’ per la citta’ di Vasto un trampolino di lancio.
Parlo da Vastese doc nonche’ commerciante e dico che siamo noi Vastesi a far scappare il turista.
Daniela.
Avessimo avuto il mare a Scerni, 4 volte all’anno avremmo fatto un concerto come questo e la gente sarebbe stata tutta contenta neanche una critica. Avete una delle piu belle citta’ d’abruzzo con una spiaggia larga che ci puoi fare eventi di ogni genere di continuo, una costa come quella di punta Aderci che sembra una costa atlantica, un belvedere dove si vede fino alle isole tremiti e criticate ogni cosa che viene fatta. Signore fai il miracolo, togli il mare a Vasto e fallo venire a Scerni, la faremo diventare la Barcellona dell’Adriatico.
Analizzare il turismo escludendo l’urbanistica o la psicologia di massa, la storia economica o le premesse culturali, si ridurrebbe oggi a registrarne sterilmente gli indici di crescita. Cosa significa valorizzare la cultura? A novembre 2012 (con due anni di anticipo sul centenario) la Francia ha inaugurato il museo nazionale della Grande Guerra di Meaux, e lo ha lanciato con l’emozionante pagina Facebook 1914 che racconta la storia di due fidanzati separati dal conflitto.
Sempre in Francia, ogni anno oltre sei milioni di visitatori pagano un biglietto per frequentare i siti della guerra, e spendono in media 6 euro se sono escursionisti, ma ben 88 se dormono in zona come turisti. Questo si chiama “valorizzare” o, meglio, “mettere in turismo”.
In Italia le celebrazioni del centenario della Grande Guerra sembrano comporsi soprattutto di cerimonie, i siti storici non sono a pagamento, e con le risorse dedicate agli investimenti si sono addirittura completate alcune opere dei Mondiali di nuoto del 2009 (gestite dal tristemente noto comitato d’affari, lo stesso del G8 alla Maddalena e all’Aquila).