VASTO – Il Jova Beach Party produrrà buona pubblicità ed è un bellissimo mega spettacolo ma chiuso al business d’indotto, perché in un periodo di alta stagione in cui le strutture ricettive sono già piene e perché per necessità si acquista tutto dentro l’area. Il commento dell’imprenditrice (non la notizia, per chi ne vuole comprendere la differenza) ci è sembrato interessante seppur non rappresenti la linea editoriale di questo giornale.
I giornali (questo almeno) danno voce a tutti e Zonalocale cerca persino di privilegiare quella dei cittadini, delle persone normali e non solo dei personaggi noti o di politici. Provando ad immedesimarsi in chi ha un’attività, o in chi semplicemente confida nel comparto turistico come utile leva economica, chi può sentirsi soddisfatto del solo Jova Beach Party in una Vasto Marina trasandata, con un mega parcheggio inutilizzato fin dalla sua costruzione, con la pista ciclabile che muore incomprensibilmente, con l’acqua che scarseggia e tende a far scappare i turisti di anno in anno, con il posizionamento sul target turistico lasciato all’abbandono per decenni e il conseguente aumento del “turismo immobiliare” povero, con hotel che chiudono e rincari immotivati degli stabilimenti balneari chiusi la sera mentre, ad esempio, nella vicina San Salvo, al lido Calimero – qualche giorno fa – si ballava alle 21?
Quali sono le prospettive di sviluppo del comparto turistico vastese, mentre in luoghi adiacenti a Vasto si investe e si cresce evidentemente?
Il commento della lettrice pubblicato da questo giornale, un vero e proprio sfogo, è la risultante di una serie di autogol (o partite non giocate) avvenuti negli ultimi anni. Detto questo, il Jova Beach Party per noi è un evento positivo per Vasto, al netto della questione ambientale da gestire con estremo zelo. La “sindrome di Tafazzi” a cui faceva riferimento un nostro top commentator c’è, ma chi ne è il vero artefice?