di Fabrizio Scampoli
Cartellino rosso per chi non ricorda dove fosse quell’undici luglio 1982, quando la Nazionale di calcio di Bearzot, contro ogni pronostico, si laureò campione del mondo.
Noi ormai avanti con gli anni abbiamo ancora negli occhi e nel cuore il ricordo vivido di quella fantastica galoppata che ci regalò il Mundial di Spagna, e ai più giovani diciamo sempre “Che ti sei perso”.
È vero: quella vittoria strepitosa proiettò l’Italia sul tetto del mondo, e Paolo Rossi divenne l’uomo più conosciuto sul pianeta, grazie alla sua tripletta che affondò il Brasile di Falcao, Zico, Eder e Socrates. Tutti campioni che poi vennero ad arricchire il nostro campionato, insieme a Maradona e Platini. Fu quel giorno che l’Italia intera si rese conto che, battuti l’Argentina di Maradona prima e il Brasile poi, avremmo potuto sconfiggere anche i panzer della Germania Ovest in finale. E così fu.
Quarant’anni dopo rimbomba ancora l’urlo azzurro di felicità all’81mo del Presidente Pertini, sugli spalti del Santiago Bernabeu: “Non ci prendono più!”, che sanciva la definitiva vittoria di quella straordinaria squadra. Così come per mesi sognammo il gol, la corsa e l’urlo leggendario del buon Tardelli, altro che una vita da mediano….
Tutti ricordiamo i gol di Pablito e di Spillo Altobelli e quell’iconico triplice “Campioni del mondo” di Nando Martellini, un grido strozzato che si liberava nelle case di tutti noi. E come dimenticare la felicità negli occhi del burbero Bearzot, lo stratega di quella vittoria, e le volute di fumo della sua pipa portafortuna, e la partita a scopone con Pertini, Zoff, Causio e, appunto, il grande CT friulano sull’aereo che riportava la Coppa del mondo e gli eroi di Espana 82 in patria?
Avevo 21 anni: abbiamo visto altre grandi vittorie sui campi di calcio, ma quel Mundial 82 resterà scolpito nei cuori e nella memoria collettiva nazionale. E ai più giovani, privati dal tempo di questa grande gioia, non ci resta che dire, appunto: “Ma che vi siete persi!”