CHIETI – Sempre più siccità in regione. Lo rileva Confartigianato imprese Chieti-L’Aquila che ha presentato uno studio sull’emergenza idrica in Abruzzo per le imprese manifatturiere.
Oltre 1300 ditte artigiane con circa quattromila addetti – si legge nel rapporto – che operano nei comparti manifatturieri, settori che richiedono una maggiore intensità di utilizzo dell’acqua.
Tra quelli più idro-esigenti, Confartigianato indica il comparto estrattivo, seguito da tessile, petrolchimico, farmaceutico, gomma, materie plastiche, vetro, ceramica, cemento, carta e prodotti in metallo. Notevole l’impatto del deficit idrico sulle piccole imprese.
Sul totale, 411 imprese si trovano nel Chietino, 251 nell’Aquilano, 356 nel Teramano e 294 nel Pescarese. Una delle criticità principali è la dispersione della risorsa idrica dovuta a reti colabrodo mal funzionanti.
“In tal senso – spiega Camillo Saraullo, presidente Confartigianato – Chieti è maglia nera d’Italia: nel comune si perde il 71,7 per cento dell’acqua immessa in rete.
Ciò significa che il territorio abruzzese, oltre a patire la sete, riceve un danno enorme all’economia regionale. Tra le criticità segnalate dalla Confederazione, il calo della produzione idroelettrica nei primi cinque mesi del 2022. Tre comuni capoluogo su quattro registrano dati allarmanti e superano la media nazionale (36,2%): in testa c’è Chieti, con il 71,7% di dispersione, seguita da Pescara (58,9%, undicesimo posto) e L’Aquila (50,7%, 25esimo posto). Si salva solo Teramo, in 72esima posizione con il 28,6%.
Le perdite superano i cento metri cubi al giorno per chilometro di rete a Chieti e a Pescara. All’Aquila la dispersione va dai 25 ai 39 metri cubi al giorno per chilometro di rete.
“Le imprese, già messe a durissima prova dalla pandemia prima e dalla guerra dopo, con tutto ciò che ne è conseguito in termini di aumento dei costi dell’energia e delle materie prime – affermano Saraullo e il direttore generale, Daniele Giangiulli, – devono ora fare i conti anche con i danni derivanti dall’emergenza idrica. I numeri parlano chiaro: ci troviamo di fronte a reti colabrodo”.
Rimedio?Aumentiamo i prezzi, come sempre.