VASTO – Il progetto studiato dall’Università D’Annunzio di Pescara, riguardante l’insediamento di un grande centro di ricerca scientifica nello spazio ex Cofa, è stato ammesso al finanziamento degli Ecosistemi dell’innovazione nel Mezzogiorno. Una buona, ottima notizia per la città adriatica, che si affianca a quella ricevuta nei giorni scorsi da L’Aquila, dove sono stati approvati dall’Agenzia per la coesione territoriale ulteriori due progetti, ancora sugli ecosistemi dell’innovazione, presentati dall’Università del capoluogo e dal Gran Sasso Science Institute, che porteranno nel territorio aquilano oltre 36 milioni di euro.
“L’Abruzzo si caratterizza in maniera molto importante verso una vocazione dedicata alla ricerca scientifica e all’innovazione tecnologica“, ha commentato il presidente della Regione Marco Marsilio. Un esempio, quindi, che andrebbe seguito da quelle città abruzzesi dove invece progettazione e innovazione sono rimaste ferme al palo.
Non pretendendo di spaziare molto lontano, è sufficiente puntare lo sguardo su Vasto e sul Vastese, realtà che, a conti fatti, nulla hanno proposto nella direzione della progettazione e dell’innovazione… e di conseguenza nulla hanno ottenuto.
E se la progettazione è innanzitutto un’attività culturale, allora forse è la cultura della progettazione che andrebbe maggiormente sviluppata sul nostro territorio. Del resto, per citare un episodio recente, è sufficiente guardare quanto è accaduto la scorsa settimana con l‘arrivo del calciatore Claudio Marchisio sulle nostre spiagge: in un giorno lo Juventus Club di San Salvo è riuscito a promuovere la Costa dei Trabocchi meglio di quanto abbia fatto in 10 anni di vita la DMC (Destination Management Company) Costa dei Trabocchi, nata proprio allo scopo di occuparsi dell’organizzazione di servizi logistici per il turismo.
E di organizzazione e progettazione mancata si può parlare prendendo ad esempio una realtà a noi vicina: la Via Verde. Erbacce sulla pista, assenza di una qualunque fontanella per dissetare i ciclisti, di un punto di ristoro, di colonnine per fare manutenzione alla bici o gonfiarne semplicemente le gomme. Una pista ciclabile che è già percorribile ma che è, allo stato di fatto, un cantiere ancora aperto. Però siamo bravi, la stiamo illuminando… ancor prima di completarla! Perché se è vero che la Via Verde è percorribile, è vero anche che le mancano tuttora dei pezzi, come quello che dovrà collegare Punta Penna con Vignola.
E la Via Verde è proprio il classico esempio della “progettazione” di cui siamo capaci… o meglio incapaci. Anni luce da quella che possono vantare, ad esempio, Pescara e L’Aquila… e in quest’ultimo caso stiamo parlando di una città che è stata rasa al suolo da un terremoto ed è stata costretta a ripartire da zero. E nonostante questo ci ha già doppiato.