Ci ha messo poco la questione “progetto nuova centrale biometano” ad assumere l’aspetto di una vera e propria discussione tra Comuni e cittadini.
Tutto è cominciato esattamente un mese fa, quando la Stamnos Mobility di Viterbo ha proposto il progetto per la costruzione di una centrale per la produzione di biometano in Val Sinello, nei pressi della strada provinciale 154, per un investimento di circa 19 milioni di euro.
La centrale produrrebbe biometano dalla frazione organica dei rifiuti. Ma, dalla proposta del progetto, di osservazioni ne sono giunte parecchie. A cominciare da quelle dell’amministrazione di Monteodorisio, che lo ha commentato sottolineando che dovrà essere valutato dagli enti competenti come la Asl e l’Arta e che il Comune avrebbe tenuto sott’occhio soprattutto l’impatto ambientale che avrebbe l’impianto sul territorio, sottolineando comunque l’importanza sotto il punto vista occupazionale che una simile iniziativa comporterebbe.
Ai commenti di Monteodorisio si sono poi aggiunti quelli di Cupello, nella persona di Camillo D’Amico, consigliere comunale di Insieme per Cupello, perplesso riguardo al progetto perché a poca distanza dal luogo in cui sorgerebbe la nuova centrale biometano è situato il Civeta, dove c’è la ‘Ladurner’ che svolge esattamente la stessa funzione ed Ecolan SpA che sta per realizzare un impianto simile.
E sull’argomento i Comuni di Monteodorisio e Scerni non sono in seguito rimasti a guardare, perché alla metà del mese di giugno hanno ricevuto la presentazione di istanza con la richiesta tesa al rilascio di un provvedimento autorizzatorio unico regionale in materia ambientale e hanno di conseguenza inoltrato una richiesta di integrazione della documentazione relativa alla centrale ai fini della definizione dell’istruttoria.
Intanto i cittadini hanno deciso di dire la propria organizzandosi in un movimento civico costituito insieme alle forze politiche di Monteodorisio e Cupello per sostenere il loro ‘no’ alla nascita della centrale, che a loro dire contribuirebbe “ad aumentare le pressioni ambientali nell’area, già gravate dalla presenza del Civeta e dalla turbogas di Gissi”, annunciando inoltre il prossimo avvio di una raccolta firme in tal senso.
E’ di soli pochi giorni fa, invece, l’incontro promosso dall’amministrazione comunale di Cupello per discutere sull’impianto di biometano, ma non solo. Nel corso del meeting, infatti, si è parlato del futuro del Civeta e degli investimenti che sta mettendo in campo proprio per la produzione di biometano da rifiuti. Questione che ha di nuovo sollevato osservazioni sul paradosso di avere a poche centinaia di metri di distanza due impianti destinati pressappoco alla stessa funzione.
E l’osservazione del sindaco di Cupello Graziana Di Florio, che ha sostenuto di non avere nulla contro il Comune di Monteodorisio ma di ritenere che l’impianto di biometano non sia opportuno dal momento che se ne sta realizzando uno simile al Civeta, ha suscitato una risposta indignata da Palazzo di Città di Monteodorisio, dove la lista Nuovo Agire, in un comunicato, ha lamentato il fatto che “ancora una volta, si parli dell’impianto di biogas nel nostro paese (Monteodorisio, ndr) senza consultare le posizioni del Sindaco e delle forze di maggioranza. La nostra amministrazione, al contrario di quanto erroneamente detto dagli amministratori della vicina Cupello, non si è mai schierata a favore di questo impianto e, per quanto ci riguarda, a differenza di chi dice che presenterà osservazioni, noi le abbiamo già fatte prevenire agli enti di competenza”.
Nel comunicato si sostiene inoltre che la lista di maggioranza non ravvede la necessità di un altro impianto di Biogas nel territorio, in quanto sia il Consorzio Civeta, sia Ecolan, si stanno attivando per queste nuove tecnologie di smaltimento di rifiuti, due enti controllati da Regione e Comuni quindi pubblici enti a servizio dei cittadini, sottolineando inoltre che “non permetteremo a nessuno di utilizzare Monteodorisio per essere strumentalizzato per puri scopi personali che non appartengono di certo alla nostra amministrazione e ai nostri cittadini. Monteodorisio e i monteodorisiani sapranno rispondere così alle inesattezze, alle provocazioni e a improvvise comparsate sulla stampa che non hanno tenuto in conto né la reale posizione della nostra amministrazione, né le ragioni del nostro territorio”.
E poi ultimo, in ordine di tempo, il commento di Dario Leone (Movimento Cupello Futura Umanità), Stefano Moretti (Consigliere Comunale di Monteodorisio), Antonio Felice e Giuseppe Redondi (rispettivamente segretario regionale e comunale del Partito Comunista, che in un comunicato congiunto dicono “No” a qualunque tipo di centrale biometano e sostengono di ritenere “fondamentale sottoporre la cittadinanza ad una riflessione più attenta riguardo alle annunciate installazioni di tecnologie che risultano tutt’altro che appropriate per la salvaguardia della salute pubblica e del territorio. Infatti, il Servizio Sanitario Regionale del Lazio ha esaminato lo stato di salute di circa 200mila persone residenti entro cinque chilometri da nove discariche. I ricercatori hanno valutato l’esposizione dei partecipanti agli inquinanti atmosferici emessi dai rifiuti, utilizzando come riferimento l’acido solfidrico (o H2S, una sostanza prodotta nella decomposizione anaerobica dei rifiuti organici), e hanno poi monitorato i casi di ospedalizzazione e mortalità della popolazione in un periodo compreso tra il 1998 e il 2008. Dalla loro analisi è emerso un legame piuttosto evidente tra discariche e disturbi dell’apparato respiratorio: vivere entro cinque chilometri da uno di questi siti aumenta infatti del 5% il rischio di soffrire di disturbi respiratori, anche tra i bambini, e del 34% quello di sviluppare un tumore ai polmoni. Il biogas/biometano prodotto dalla digestione anaerobica non è energia pulita, rinnovabile ed economica. Riteniamo dunque, che vada aperta una battaglia che a questo punto non può più riguardare esclusivamente la realizzazione dell’impianto biometano a Monteodorisio, sulla cui contrarietà abbiamo già inviato le dovute osservazioni alla Regione Abruzzo (assieme al Comitato costituito recentemente), ma che ribadisca e riaffermi la necessità di una chiusura del ciclo dei rifiuti radicalmente opposta a quella pericolosa e obsoleta del dannoso biomentano. Pertanto riteniamo doveroso e urgente dare vita a forme organizzative popolari che contrastino in modo fermo e dirimente tali impianti per promuovere la coscienza critica e la lotta lì dove sono già presenti, lì dove stanno per realizzarsi o se ne paventi l’ipotesi”.