Di Gabriele Cerulli
Andiamo via, forse no, vedremo. Va avanti da qualche anno. Tre anni fa si avvicinò l’imprenditore Antonio Vocino, portato dall’ex gloria biancorossa Carlo Gaeta, e non se ne fece nulla. Non venne ritenuto affidabile. Nelle more della trattativa, il copresidente Pietro Scafetta, finse di essere d’accordo nella cessione della società prospettando un suo coinvolgimento nel progetto di Vocino.
Poi non se ne fece nulla e si auto incoronarono a salvatori della patria. La storia si ripete.
“Gianni e Pinotto” annunciano e confermano da sei mesi la decisa volontà a lasciare il calcio. Tra presunte cordate interessate a rilevare il club, una sola si è appalesata, pardon, un solo imprenditore si è fatto concretamente avanti. Dino Di Stefano, origini cupellesi, che opera in prevalenza nel pescarese e nel campo della sanità privata.
Le parti si sono già incontrate nelle scorse settimane, ma Di Stefano venne ritenuto inaffidabile e senza mezzi termini. Nei giorni scorsi è tornato alla carica, “battezzato” dal sindaco Francesco Menna. E cosa dicono i due? Di nuovo, avanzano dubbi. Lo fa intendere Scafetta, lo ribadisce l’avvocatessa Flavia Tortorella legale rappresentante del club: “La cosa che oggi ci preme maggiormente è assicurare la società nelle mani di un progetto serio”.
Ora, mi domando e dico. E chiedo, soprattutto, avete un’alternativa? Siete in grado di continuare a guidare la Vastese calcio? Preoccupazioni fuori luogo per chi non ha più alcuna intenzione di fare calcio. Preoccupazioni fatte proprie da una minoranza della tifoseria che deve scegliere tra vivere o morire ed invece pensa all’ipotesi di un eventuale futuro funerale.
Bipolarismo parallelo. Io non so e non mi interessa fare i conti in tasca a nessuno. Né sottoporre chicchessia alla macchina della verità.
So che oggi già avere una squadra in serie D è tanto. So che questa società ha esaurito suo percorso già da tempo. So che Francesco Menna è consapevole di assumersi una responsabilità e non mi sembra possa essere ritenuto uno sprovveduto. Abbiamo idee politiche e visioni diverse sulla città. Abbiamo un tipo di comunicazione agli antipodi. Non abbiamo quasi nulla da condividere, ma non è un giocatore d’azzardo e ce lo ha scritto in fronte. Se ha fatto questo passo, sa che può fidarsi.
Dino Di Stefano si è presentato all’incontro pubblico in Comune con una idea di progetto illustrata in brochure. Ha manifestato determinazione nella volontà di rilevare la società. Cosa non vi è chiaro? Le altre due presunte cordate dell’ultim’ora ? Sono un palese bluff e basti pensare ad un nome venuto fuori per capire che si tratta di posizioni inesistenti volte a prendere tempo.
Sia chiara una cosa: se la Vastese fallisce, non sarà colpa né del Covid, né della guerra. Sarà colpa di chi ha rilevato la società gratis ed ora bussa a quattrini per passare la mano. Un canto del cigno ormai stonato, rantolante. Che nemmeno la Zanicchi riuscirebbe a rivitalizzare in uno scenario dove c’è l’Iva che canta e l’iva che balla.