ROCCA SAN GIOVANNI – Che fosse un bel paese c’era da aspettarselo. Appena si arriva in centro, si è colpiti dallo stendardo dei Borghi più belli d’Italia che sventola sul Municipio e dà il benvenuto al turista.
Ma è al calar della sera che Rocca San Giovanni esprime tutto il suo fascino. Emerge da questo piccolo paese, poco più di duemila abitanti, una bellezza d’altri tempi. La pietra delle mure medievali e il ferro scolpito delle fontane creano delle opere d’arte a cielo aperto.
Ieri, il paese ha festeggiato la Notte romantica, evento nazionale cui hanno aderito i borghi più belli d’Italia.
C’era magia nell’aria, nei vicoli e nella piazza principale. Il borgo si presenta ben curato nei particolari, dai fiori colorati agli utensili artigianali. Predomina la pietra sia come materia prima per le abitazioni del centro sia per i ciottoli dei vicoli.
Ieri è stata la notte romantica e i roccolani hanno reso il borgo ancora più scenografico. I ristoranti che hanno aderito all’iniziativa hanno preparato cene a lume di candela. Ovunque palloncini bianchi con il simbolo nazionale dei Borghi più belli. Fiammelle dappertutto, alimentate da microcandele poste lungo le stradine che portavano al luogo simbolo degli innamorati: l’Angolo del bacio. Lì, le note musicali del trio lancianese Le Pa Pier hanno accompagnato i visitatori a esprimere le emozioni più intense con un bacio. Brindisi finale con il sindaco Fabio Caravaggio e l’assessore alla Cultura, Carmelita Caravaggio.
“Se una notte di giugno potesse parlare, probabilmente si vanterebbe di aver inventato il romanticismo”, frase celebre di Bern Williams che, a sorpresa, si è concretizzata lungo corso Garibaldi. Lì, Zonalocale ha incontrato Isabella Spizzichino, titolare di un Bed and breakfast, che ha raccontato come abbia “adottato” il vicolo che fa ad angolo alla sua casa. La meraviglia delle meraviglie: pochi metri, ma tanto stupore. “È la via più fotografata di Rocca, di giorno e di notte”, ha precisato la signora originaria del posto, ma che ha vissuto a Roma fino al 2007. Offriva gentilmente ai passanti un bicchiere di sangria e una chiacchierata dai modi gentili e raffinati. Nella vita si è sempre occupata di moda e di bellezza. E questa sua “deformazione professionale” l’ha impressa in questo vicolo d’altri tempi che si chiama “Vicolo di Donna Iolanda”. Tavolini addobbati con fiori di ogni tipo, tovagliati e biancheria merlettati, tazze da tè e caffè, pentolame, quadri, ceste, orologi a cucù e una gabbietta con due parrocchetti – manco a dirlo per restare in tema – i cosiddetti “inseparabili”. Più in fondo, un’altra curiosità: un salotto aggregante all’aria aperta, con divani, poltrone e tavolini per conversare insieme come si faceva una volta quando, nei piccoli borghi, nelle calde sere d’estate ciascuno metteva la sedia accanto all’ingresso della propria casa per dialogare con il vicino.

















