Di Fabrizio Scampoli
VASTO – Rare, fresche e dolci acque: forse oggi Petrarca scriverebbe così per descrivere la situazione drammatica che stiamo attraversando a causa dell’inverno poco piovoso e della primavera siccitosa che hanno mandato in tilt l’agricoltura e il sistema di approvvigionamento idrico per la popolazione in questa che si preannuncia come l’estate più arida di sempre. Il Po e gli altri grandi fiumi sono in secca, così come i bacini lacustri e già si stanno approntando piani di emergenza.
L’Abruzzo, nonostante sia sempre stata un regione ricca di acqua, vive un periodo di grande crisi idrica: tranne Teramo, le altre province hanno delle reti colabrodo. Chieti, addirittura, è maglia nera nazionale in questa classifica al negativo con oltre il 70% di dispersione del prezioso liquido nelle fatiscenti condutture. In pratica, tutti i giorni ogni 10 km. si perdono 100 metri cubi di acqua.
Quali sono le cause? Da tempo la Sasi e la politica sono concordi: la vetustà e l’inefficienza delle reti di distribuzione sono all’origine del problema. Eppure in Abruzzo abbiamo la disponibilità di circa 8 metri cubi al secondo di acqua potabile, una cifra davvero elevata.
E a Vasto la situazione risulta pesantemente problematica, soprattutto, ma non solo, nei mesi estivi con rotture croniche e interruzioni quasi quotidiane della distribuzione. In diversi quartieri già nel pomeriggio l’acqua non arriva.
Secondo dati ufficiali, oltre il 70% di acqua si disperde dalle tubature cittadine: in pratica, dei 340 litri al secondo disponibili soltanto 140 giungono nelle case vastesi. Qual è al soluzione di questo ormai atavico problema, che nessuna amministrazione ha mai voluto affrontare seriamente? Innanzitutto individuare le perdite e poi avviare i lavori di raddoppio delle reti. Si potrebbero utilizzare per l’agricoltura le acque raccolte dall’acquedotto romano delle Luci, ancora funzionante, riducendo così anche il problema delle infiltrazioni idriche sul costone orientale.
Un’altra spinosa questione riguarda i costi del servizio idrico: forse non tutti sanno che dal 2002 al 2020 una famiglia tipo di quattro persone che consuma in media 200 metri cubi di acqua all’anno è passata da una spesa di 128€ a quasi 500€, con un aumento ingiustificabile davvero del 384%.
Non so se nelle spese previste nella nostra città grazie ai fondi del PNRR ci sia qualche risorsa destinata a risolvere questo cronico problema, ma so che i cittadini veramente non ne possono più. La grande sete in questa lunga estate calda rischia di far fuggire i turisti e di far inferocire l’opinione pubblica. E magari qualcuno potrebbe perfino suggerire di provare, come fatto nei giorni scorsi in Duomo a Milano, con un rituale per chiedere la pioggia. Panta rei os potamos, sosteneva il filosofo greco Eraclito: tutto scorre come un fiume. Come ce la caveremo, in questo mondo, coi fiumi in secca?