ABRUZZO – La pandemia non ha risparmiato nemmeno uno dei piatti simbolo della tradizione gastronomica italiana nel mondo: la pizza. E l’Abruzzo è una delle regione che ne esce peggio. A rivelarlo è una indagine condotta da CNA Agroalimentare nazionale, realizzata in occasione del “Pizza Village” in corso a Napoli. Lo studio rivela come l’insieme delle attività legate a vario titolo alla filiera della pizza (panetterie, gastronomie pizzerie, rosticcerie pizzerie, pizzerie da asporto, bar pizzerie, ristoranti pizzeria) abbia subito tra 2019 e 2021 un netto calo.
La netta flessione ha coinvolto soprattutto le regioni centro-meridionali e a pagar dazio anche l’Abruzzo: -28,4%, con 3.545 attività rimaste in campo e una diminuzione in termini assoluti di 1.404 esercizi.
Dunque, come sottolinea lo studio «la pizza nemmeno è uscita dalla pandemia come ci era entrata. Ad essere mutato in realtà è stato un po’ tutto il mondo delle attività legate alla pizza».
L’influenza pandemica si rintraccia nell’incremento notevole – dice ancora lo studio – registrato tra le pizzerie da asporto, favorite dalle restrizioni sanitarie e dal lavoro da remoto, che costringevano in casa. Tra il 2019 e il 2021 le pizzerie da asporto sono salite del 38% vale a dire di 5.367 unità arrivando a 19.669 attività complessive, mentre l’Abruzzo ha fatto il passo del gambero: nel 2019 erano 562, nel 2021 se ne contano 114 in meno, ovvero 448.