ATESSA – Si è concluso stamane il convegno organizzato dalla Cisl e FimCisl AbruzzoMolise sui rischi, opportunità e prospettive dell’Automotive. Oltre ai relatori già annunciati, c’era il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, in video collegamento con l’assemblea.
Giovanni Notaro, segretario generale della Cisl AbruzzoMolise, ha affermato che l’Abruzzo si può considerare una Regione a forte vocazione industriale. “La manifattura – ha detto – rappresenta l’asse centrale del sistema economico, notevolmente influenzato dalla percentuale delle persone occupate, soprattutto quelle dipendenti, posizionando l’Abruzzo al 7° posto nella classifica delle regioni italiane, grazie ai valori che superano, addirittura, le medie nazionali.
Secondo Notaro, i prodotti manifatturieri sono competitivi sul mercato estero. Il peso della provincia di Chieti sul totale esportato raggiunge quasi il 70 per cento. Il Chietino si posiziona ai primi posti nella graduatoria delle province italiane e l’automotive occupa una posizione di assoluto rilievo. “Siamo la seconda regione – ha continuato – per peso del settore automotive sul totale esportato (46,3%) e quarta sul totale nazionale esportato (7,6%) esportato dietro Piemonte, Emilia-Romagna e Lombardia. Il 20% degli occupati dell’automotive del Mezzogiorno proviene dall’Abruzzo e circa il 5% a livello nazionale”.
L’intervento di Ferdinando Uliano, segretario nazionale della Fim Cisl, ha riportato l’attenzione sulla decisione europea dello stop delle motorizzazioni endotermiche nel 2035. “Come Fim-Cisl – ha specificato – abbiamo chiesto una strategia industriale in grado di cogliere l’evoluzione generata dal cambio delle motorizzazioni, le sfide della digitalizzazione, della connettività, della guida autonoma. Una strategia industriale che manca nel paese e che è indispensabile per impedire la desertificazione industriale e il licenziamento di oltre 75 mila lavoratori. Chiediamo che Giorgetti convochi immediatamente il tavolo dell’automotive per attuare tutte le scelte necessarie per il rilancio industriale e occupazionale che servono per il settore”.
Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl, ha affermato che “nessuna transizione sarà giusta senza l’apporto e il coinvolgimento dei lavoratori. Il cambiamento deve essere socialmente sostenibile. Ribadiamo oggi l’urgenza di un progetto Paese a sostegno dell’automotive che il governo Draghi deve urgentemente adottare insieme alle parti sociali. Francia e Germania sono già avanti su questa strada e noi non possiamo stare fermi. La politica non può rimpallarsi le colpe sulle scelte europee, deve essere capace di produrre una politica industriale adeguata per attrarre nuovi investimenti e tutelare i lavoratori. Ci chiediamo come Fim come sia possibile che il PNRR venga orientato per rifare scuole, strade o tutelare borghi antichi e non invece per elevare l’innovazione e la competitività della manifattura che ha nell’automotive il cuore pulsante”.
Luigi Sbarra, segretario nazionale generale della Cisl, ha concluso sottolineando che “la transizione all’elettrico è orientata da sostenibilità sociale. Serve intervento concertato. Il governo convochi tavolo di settore. Il 2035, data oltre la quale in Europa non si venderanno più auto a motore endotermico, è una scadenza che sembra lontana, ma in realtà è dietro l’angolo. Le opportunità di elevare innovazione, produttività, eco-compatibilità di sistema sono evidenti e importanti. Ma per coglierle bisogna partire dal fattore della sostenibilità sociale. In gioco ci sono almeno 75 mila posti di lavoro, ai quali si aggiungono gli occupati dell’indotto. Non possiamo lasciar andare i nostri lavoratori in cassa integrazione e importare le batterie dalla Cina”.