VASTO – Non hanno mai avuto feeling con lo sport, in generale. Quando vedono il calcio, poi, sanno dargli solo del lei. Un distacco culturale irrispettoso del gradimento altrui. Mai una chiara volontà, determinazione o una semplice indicazione che favorisse sviluppi positivi rispetto alle sorti del calcio vastese.
Già nel 2010 lasciarono morire il Pro Vasto, accompagnandone dolcemente il trapasso. Oggi alzano il livello del distacco puntando il dito sulle condizioni dello Stadio Aragona, abbandonato a se stesso e coperto di rinvii e atteggiamenti tediati. Tipico approccio verso ciò che si ritiene inferiore, non all’altezza dei propri interessi. Qualcosa di fastidioso da mettere da parte, in qualche modo. Qualsiasi modo.
Due anni per intervenire sugli adeguamenti di legge in materia di sicurezza e zero interventi che potessero sfruttare l’assenza del pubblico dagli spalti, causa Covid. Non c’erano i soldi? Premesso che non servono miliardi, ora ci sono già da un po’. I 200.000 euro destinate dalla Regione per appaltare i lavori e che non necessitano nemmeno del varo di un bando, sono nella disponibilità ma “Soggette all’approvazione del bilancio prima di poterle utilizzare”. È l’ultima stucchevole considerazione sull’argomento che ci giunge dagli uffici comunali. E quando nei mesi scorsi hanno annunciato il “Progetto gioiellino” non sapevano di questo passaggio? Superficialità, lassismo, indifferenza. Nient’altro da chi, però, il tempo e i modi rapidi di assicurarsi gli interessi del giovane talento nazionale Nicolò Cavuoti li ha saputi trovare con successo.
I punti oscuri della vicenda si annidano e annodano da circa due settimane nel fragoroso silenzio della società biancorossa. I vertici del club sono passati da dichiarazioni pressoché quotidiane all’ammutinamento. Della Vastese calcio non si hanno più notizie. Dino Di Stefano, l’imprenditore originario di Cupello, l’unico tra tanti presunti acquirenti seriamente interessato a rilevare il club, è letteralmente sparito nel nulla. Gli avranno consigliato di lasciar perdere? Eppure, in origine, il gancio tra Di Stefano e la Vastese fu Nino Sarni, imprenditore trapiantato a Vasto da decenni e Re delle stazioni di servizio autostradali nel Paese, dirigente della società fino all’anno scorso. Mica uno qualunque!
Ai misteri del calcio, nelle more di rapporti di apparato datati, si aggiungono le grane del PalaBcc. Il sindaco Francesco Menna intende rinnovare alla Vasto basket la gestione scaduta dell’impianto per altri venti anni. Lo ha chiesto esplicitamente al patron Giancarlo Spadaccini, il quale si è ovviamente mostrato interessato a continuare l’avventura, seguita da tanti ma …
L’impianto festeggerà 40 anni di vita nel 2023, inevitabili le criticità assestatisi nel tempo, ma è la questione riscaldamento a raffreddare l’entusiasmo. I costi non sono più sostenibili. Per permettere di allenarsi alla prima squadra e a trecento ragazzi delle giovanili in condizioni civili, urgono risposte che solo la sostenibilità energetica può garantire. E sulla questione, la distanza appare siderale per ovvie ragioni economiche. Per il centrosinistra Vastese (e nazionale) la sostenibilità è uno dei massimi cavalli di battaglia da oltre un decennio, a patto che a sostenerla siano sempre “gli altri”.
Gabriele Cerulli