SAN SALVO – Edmondo Laudazi del Nuovo Faro è intervenuto in merito all’anniversario dei 60 anni della multinazionale Pilkington-Nsg di San Salvo. “Una festa amara, a nostro parere – ha detto in una nota -, di cui le organizzazioni sindacali e la Rsu della Pilkington-Nsg avrebbero dovuto, invece, approfittare per sottolineare sia i timori di un contesto incapace di prospettarne il futuro produttivo sia per presentare cosa si devono aspettare gli operai dello stabilimento che hanno, nel tempo, raggiunto ineguagliabili livelli di efficienza tecnologica e operativa”.
“Un gioiello progressivamente dismesso e svalorizzato” – ha definito Laudazi l’azienda di San Salvo -, “forse a causa degli svantaggi rispetto ai concorrenti, favoriti sia dalla posizione centrale rispetto all’ubicazione delle principali case auto in Europa, sia dai minori costi di produzione, relativi alle spese per il personale e per l’energia, ma anche per colpe evidenti di una classe politica distratta e dei sindacati aziendali non attenti nella valutazione delle decisioni strategiche assunte nel tempo dal management”.
“La verità è che negli ultimi venti anni, – prosegue la nota – ci sono stati pochissimi investimenti in prodotti e tecnologie; solo un grande spolvero di ammortizzatori sociali e di solidarietà tra operai, per una gestione compassionevole e complice dell’agonia aziendale, che forse si vorrebbe ancora trascinare avanti, senza sussulti. Era impensabile arrivare tanto silenziosamente in basso e pensare di poter restare solo un braccio – obsoleto ed ingombrante – di un operatore internazionale mondiale, di cui si rischia di diventare un problema, ma senza logistica, senza vendite e senza ricerca e sviluppo, le aziende non possono vivere“.
“Da noi si percepisce – aggiunge Laudazi – che il vero progetto di riorganizzazione del gruppo potrebbe prevedere solo il migliore utilizzo degli ammortizzatori sociali e il ridimensionamento ulteriore degli organici aziendali, con l’avallo di sindacati e delle Rsu, facendo ricorso alla cassa integrazione ordinaria o straordinaria, all’attivazione del Fondo Nuove Competenze (prebende pubbliche per favorire la formazione) o ai contratti di espansione (che creano un costoso nuovo posto di lavoro ogni tre posti eliminati).
Se ciò fosse esatto, la soluzione alla crisi va assolutamente trovata nei prodotti nuovi, nella ricerca, nello sviluppo e negli investimenti. Non altrove”.
“Occorre , a nostro parere, lavorare di più per aumentare i volumi dei prodotti e mantenere l’attuale dimensionamento aziendale, abbassando i costi fissi; occorre inoltre effettuare il revamping di uno dei due forni float ancora in esercizio, che sono il cuore del business ed è indispensabile introdurre nuovi prodotti nel settore del vetro lavorato, anche per la produzione delle energie alternative .
I sindacati affermino questa verità con forza e agiscano con rapidità anche traumatica, ampliando la portata del dissenso verso chi decide il futuro degli stabilimenti NSG in Europa e scavalcando chi appare – allo stato e purtroppo – privo di qualsiasi potere diverso da quello di liquidare progressivamente l’impianto.
I nostri sindaci, i consiglieri e assessori regionali, i deputati e senatori trattino, prima che sia tardi, con il governo italiano, per difendere – a tutti i costi – i posti di lavoro del comparto vetro e con la proprietà giapponese per tratteggiare quali siano le necessità economiche e morali irrinunciabili da supportare, per superare la crisi e per rilanciare la unità produttiva di Piana Sant’Angelo”, conclude la nota.