In un giorno di Pasqua di ancora “non convinta” primavera, riscopro Casarsa una delle spiaggette più romantiche e caratteristiche di Vasto.
È prima mattina e gli scogli sono lì, immobili, resi più scuri dalle pesanti nuvole nel cielo, circondati dalla spuma del mare che li rende unici, come se fossero pennellati a olio, come piccole sentinelle a difesa della spiaggia.
Il giorno di Pasqua, ma anche tutti i giorni dell’anno, sono occasioni uniche per riscoprire la bellezza del mondo, cibare i nostri occhi con la natura e con le sue infinite rappresentazioni e riscoprire, forse, il vero senso della pace: quel meccanismo perfetto e insondabile che regola tutto l’universo.
Come sipario di un palcoscenico, il paesaggio si apre davanti a noi e notiamo – secca e indiscutibile – la differenza tra uno schermo di un cellulare e la realtà, assistiamo a uno spettacolo (forse non ci pensiamo spesso) che mai è stato e che mai sarà, siamo lì, fortunati spettatori di una delle più grandi fortune e responsabilità che abbiamo: la vita e la possibilità di vivere per raccontarla.
Ma la natura – quando mostra così evidente la sua bellezza – ci dà ancora di più, ci insegna anche altro: ci ricorda di non arrabbiarci o abbatterci quando facciamo le cose bene e non riceviamo i giusti apprezzamenti. Pensiamo al mare, infatti, o al sole, alla luna o all’incredibile biologia nascosta dietro la nascita di un fiore o di un frutto, che ogni giorno e dall’inizio del mondo, fanno spettacoli unici e incredibili ogni secondo che passa, ma quando la maggior parte di noi sta ancora dormendo o è disattento, arrabiato o stanco.
Che questo giorno, come tutti gli altri dell’anno, sia spinto e sospinto dalla bellezza e dalla pace di una vita vissuta a tu per te con la natura selvaggia e con le emozioni uniche che riesce sempre a dare.
Foto e testo di Roberto De Ficis
In un giorno di Pasqua di ancora “non convinta” primavera, riscopro Casarsa una delle spiaggette più romantiche e caratteristiche di Vasto.
È prima mattina e gli scogli sono lì, immobili, resi più scuri dalle pesanti nuvole nel cielo, circondati dalla spuma del mare che li rende unici, come se fossero pennellati a olio, come piccole sentinelle a difesa della spiaggia.
Il giorno di Pasqua, ma anche tutti i giorni dell’anno, sono occasioni uniche per riscoprire la bellezza del mondo, cibare i nostri occhi con la natura e con le sue infinite rappresentazioni e riscoprire, forse, il vero senso della pace: quel meccanismo perfetto e insondabile che regola tutto l’universo.
Come sipario di un palcoscenico, il paesaggio si apre davanti a noi e notiamo – secca e indiscutibile – la differenza tra uno schermo di un cellulare e la realtà, assistiamo a uno spettacolo (forse non ci pensiamo spesso) che mai è stato e che mai sarà, siamo lì, fortunati spettatori di una delle più grandi fortune e responsabilità che abbiamo: la vita e la possibilità di vivere per raccontarla.
Ma la natura – quando mostra così evidente la sua bellezza – ci dà ancora di più, ci insegna anche altro: ci ricorda di non arrabbiarci o abbatterci quando facciamo le cose bene e non riceviamo i giusti apprezzamenti. Pensiamo al mare, infatti, o al sole, alla luna o all’incredibile biologia nascosta dietro la nascita di un fiore o di un frutto, che ogni giorno e dall’inizio del mondo, fanno spettacoli unici e incredibili ogni secondo che passa, ma quando la maggior parte di noi sta ancora dormendo o è disattento, arrabiato o stanco.
Che questo giorno, come tutti gli altri dell’anno, sia spinto e sospinto dalla bellezza e dalla pace di una vita vissuta a tu per te con la natura selvaggia e con le emozioni uniche che riesce sempre a dare.
Foto e testo di Roberto De Ficis