L’AQUILA – Abruzzo isola felice ma pur sempre a rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata. È la fotografia relativa al primo semestre 2021 e resa nota oggi con la pubblicazione della relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia diretta da Maurizio Vallone. In Abruzzo nell’arco temporale cui si riferisce la relazione semestrale della Dia, ovvero il primo semestre 2021, non si sono verificati episodi delittuosi riconducibili alla criminalità organizzata tantomeno condotte spia che facciano ipotizzare il consolidamento di gruppi criminali organizzati stanziali.
Sul fenomeno e sui possibili tentativi di penetrazione nel territorio provinciale da parte di consorterie criminali riconducibili a camorra, sacra corona unita, ‘ndrangheta e mafia siciliana permangono invece concreti i rischi di infiltrazione criminale attraverso imprese legate a sodalizi extraregionali tuttora verosimilmente attratte dai cospicui finanziamenti stanziati per la ricostruzione “post sisma”.
In Abruzzo stante i poteri delegati dal legislatore che attribuiscono al Prefetto di L’Aquila un ruolo preminente nel sistema dei controlli, la Dia sottolinea l’impegno da parte di quella Prefettura nell’ambito del contrasto alle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici e nelle commesse private legate alla ricostruzione post sisma 2009. A tale riguardo prosegue costante ed efficace l’attività del Gruppo Provinciale Interforze nel controllo delle ditte che operano nei cantieri provinciali e nel cratere sismico al fine di prevenire l’infiltrazione mafiosa negli appalti per la ricostruzione degli edifici pubblici e privati. Proprio in relazione ai rischi di infiltrazione da parte di organizzazioni criminali extraregionali giova ricordare che il 2 febbraio 2021 è stato stipulato con l’ANAC e i Presidenti delle Regioni Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche l’“Accordo per l’esercizio dei compiti di alta sorveglianza e di garanzia della correttezza e della trasparenza delle procedure connesse alla ricostruzione pubblica post-sisma” che ha ulteriormente regolamentato le attività di vigilanza e di verifica preventiva sulla legittimità degli atti afferenti all’affidamento e all’esecuzione dei contratti204 da parte del Presidente dell’ANAC e dell’Unità Operativa Speciale.
Sul medesimo versante si segnala l’impegno di prevenzione in seno al quale il 24 febbraio 2021 la DIA ha eseguito un decreto di sequestro emesso dal Tribunale di L’Aquila su proposta congiunta del locale Procuratore della Repubblica e del Direttore della DIA nei confronti di un imprenditore già coinvolto nell’ambito dell’operazione “Dama Bianca” coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo abruzzese per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. In tale attività delittuosa un imprenditore aquilano avrebbe finanziato l’organizzazione e garantito supporto logistico sia fornendo i mezzi per il trasporto della droga, sia assumendo fittiziamente alcuni sodali di nazionalità albanese presso società riconducibili allo stesso.
Non mancano per altro le condotte illecite nella gestione della cosa pubblica anche da parte di amministratori locali e funzionari pubblici così come emerso nello scenario inquietante attraverso l’indagine “Acqua fresca” sviluppata dai Carabinieri di L’Aquila con la quale è stata documentata l’esistenza di un vero e proprio sistema clientelare che ha coinvolto una pluralità di soggetti tra amministratori, tecnici, dipendenti comunali, imprenditori, privati cittadini per la realizzazione di progetti, l’affidamento di appalti ed incarichi e le assunzioni nelle cooperative esterne al Comune di Celano (AQ) in cambio di favori da parte degli aspiranti.
Relativamente a dinamiche delinquenziali in genere è importante sottolineare che nel territorio abruzzese si evidenzia una sostanziale differenza tra la fascia costiera e quella appenninica laddove la prima si caratterizza per sviluppi di maggiore impatto sulla sicurezza e ordine pubblico quali lo spaccio degli stupefacenti, le estorsioni, lo sfruttamento della prostituzione, i reati predatori favoriti da una maggiore presenza di gruppi criminali pugliesi e di matrice straniera. L’altra invece è risultata maggiormente esposta a fenomeni di infiltrazione economica in parte originate dalle vicine realtà campana e laziale. Come già evidenziato nelle recenti relazioni riguardo alle organizzazioni camorristiche era stata rilevata la presenza di soggetti legati ad esempio al cartello dei Casalesi, ai marcianisani Belforte (inchiesta “Doppio gioco”), nonché ai gruppi napoletani Contini, Amato-Pagano, Moccia e Mallardo per i quali il territorio abruzzese avrebbe rappresentato un punto di approdo soprattutto in riferimento alle attività di riciclaggio e alla vendita di sostanze stupefacenti anche attraverso figure criminali di minor spessore.
La criminalità di matrice pugliese in Abruzzo estenderebbe la propria influenza e orienterebbe i propri interessi verso non solo i traffici di droga ma anche i reati predatori. Più nel dettaglio sono i sodalizi foggiani in particolare le batterie della società foggiana, la mafia garganica e la frangia sanseverese dei Moretti-Pellegrino-Lanza a mostrare una spiccata propensione al traffico degli stupefacenti. L’8 marzo 2021 a Foggia la Guardia di finanza ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 7 persone ritenute presunte responsabili, a vario titolo e in concorso tra loro, di detenzione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. L’operazione è frutto di un’articolata ma spedita attività di polizia giudiziaria coordinata dalla Procura della Repubblica dauna che ha disarticolato un gruppo criminale composto da cittadini italiani e magrebini responsabili dello spaccio di sostanze stupefacenti (in particolare hashish e marijuana) nel territorio pugliese con proiezioni fino all’Abruzzo.
Sul fronte del traffico illecito dei rifiuti e la gestione non autorizzata degli stessi si segnala l’operazione dei Carabinieri del Nucleo investigativo di Foggia e del N.O.E. di Bari e Pescara che il 21 aprile 2021 hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 6 persone nell’ambito dell’operazione “Eco”. L’attività di indagine ha avuto inizio nel 2018 a seguito del sequestro di due discariche abusive rinvenute nei pressi di San Severo (FG). Successivamente l’inchiesta ha fatto emergere l’esistenza di un sistema criminale promosso da un gruppo di imprenditori di San Severo e della provincia di Caserta finalizzato all’illecita movimentazione di rifiuti speciali derivanti dallo scarto di rifiuti solidi urbani provenienti dalla Campania, nonché al successivo smaltimento in discariche abusive. Sono state rinvenute e sequestrate oltre 13 mila tonnellate di rifiuti non speciali (compattati in ecoballe) e stoccati tra la Puglia (San Severo) e l’Abruzzo (Vasto).
Alcune famiglie di etnia rom insediate stabilmente nella Regione tra l’interno montano e lungo le fasce costiere pescaresi e teramane risulterebbero dedite alla consumazione di delitti contro il patrimonio ma anche alla gestione del gioco d’azzardo, alle truffe, alle estorsioni, al traffico di sostanze stupefacenti. A tali attività si associa il reimpiego dei proventi illeciti nell’acquisto di esercizi commerciali, di immobili o in attività di natura usuraria.
L’Abruzzo dunque non appare immune agli interessi delle organizzazioni criminali sebbene come più volte ribadito non si registrano presenze radicate di sodalizi mafiosi nella Regione. Tuttavia diverse indagini giudiziarie hanno confermato l’attività di riciclaggio e di reimpiego di capitali di origine nei settori commerciale, immobiliare ed in quello usurario. In particolare il 14 gennaio 2021 la Guardia di finanza e la Polizia di Stato a Chieti hanno notificato un decreto di sequestro beni emesso dal Tribunale di L’Aquila nei confronti di 1 pregiudicato calabrese già detenuto e condannato a 28 anni di reclusione, nonché sottoposto all’obbligo di dimora nella provincia teatina. L’11 febbraio 2021 il Comando Provinciale della Guardia di finanza di Napoli ha sequestrato tra la Campania e l’Abruzzo beni per oltre 10 milioni di euro riconducibili a un soggetto contiguo al clan Di Lauro. Il provvedimento ha riguardato beni immobili insistenti tra i Comuni di Napoli, Melito di Napoli e Castel di Sangro (L’Aquila).
Un elemento allarmante che nel semestre in trattazione ha fornito un altro spaccato della realtà criminale abruzzese altrettanto pericoloso per una presenza sempre più immanente ed in evoluzione, riguarda gruppi criminali qualificati di africani. Gli arresti eseguiti il 26 aprile 2021 dalla Polizia di Stato a L’Aquila ed in altre città italiane in esito all’operazione “Hello Bross” hanno confermato l’operatività della mafia nigeriana in particolare dell’articolazione Zonal Head Italia della struttura associativa unitaria della Black Axe il cui capo è risultato stanziale nella città capoluogo dell’Abruzzo.
Al fine di fornire un quadro di analisi più ampio sull’evoluzione del fenomeno la Dia rammenta che la presenza e l’operatività a Martinsicuro (TE) di un pericoloso sodalizio di soggetti rientranti nell’associazione criminale nigeriana denominata Supreme Eiye Confraternity era già emersa in esito all’operazione “Pesha” condotta dalla Polizia di Stato e conclusa il 21 luglio 2020. Il provvedimento aveva documentato come gli indagati avessero “promosso la (e partecipato alla) cellula denominata “Pesha-Nest”, articolazione abruzzese-marchigiana della struttura nazionale (denominata Italian Aviary o Vatican Aviary) della Supreme Eiye Confraternity, il cui territorio della provincia di Teramo si estende fino alla provincia di Ancona”. L’indagine del 2020 che costituiva lo sviluppo di quelle culminate nelle operazioni di luglio 2019 (Operazione “Subjection” in materia di tratta di giovani nigeriane) e dicembre 2019 (Operazione the “Travelers” in materia di riciclaggio di ingenti profitti illeciti in Nigeria) ha permesso di accertare che la cellula territoriale degli Eiye così come l’associazione mafiosa di cui costituisce una costola si caratterizza per la “segretezza del vincolo associativo”, la “ritualità dell’affiliazione”, l’adozione di linguaggio e simbologia rigorosi, la violenza delle azioni.
Infine per quanto concerne in generale la criminalità straniera nella Regione questa è principalmente interessata alla consumazione delle condotte illecite del traffico di sostanze stupefacenti, l’attuale monitoraggio dei fenomeni criminali consente infatti di affermare che i criminali di origine albanese siano principalmente dediti al traffico eroina e cocaina mentre i criminali nord-africani sono maggiormente impegnati nello spaccio al dettaglio di hashish e marijuana.
LE SPECIFICITÀ PROVINCIALI IN ABRUZZO NELLA RELAZIONE SEMESTRALE DELLA DIA
In provincia di L’Aquila resta dominante la realizzazione degli interventi per la ricostruzione post sisma, di conseguenza appare alta l’attenzione delle consorterie criminali per gli stanziamenti di fondi pubblici finalizzati alla ricostruzione della città. Per quanto concerne il mercato degli stupefacenti, nell’area del Fucino in passato sono state rinvenute piantagioni di cannabis riconducibili a pregiudicati contigui a clan camorristici napoletani. Nel territorio è anche presente una considerevole comunità nord africana, per lo più impiegata nelle attività agricole e nel commercio locale, ma al cui interno sono presenti soggetti dediti allo spaccio di stupefacenti. Sempre nel territorio della Marsica con epicentro Avezzano, così come per Valle Peligna e nella Valle del Sangro il cui centro è il comune di Sulmona, sono parimenti presenti diversi nuclei familiari di origine rom che sarebbero dediti ad attività di usura anche se al momento non risulterebbero accertati eventuali legami con la criminalità organizzata di etnia rom operante nella Capitale.
La provincia di Chieti non sarebbe attualmente stabilmente interessata da fenomeni collegati alla criminalità organizzata. La presenza di soggetti comunque in qualche modo collegati a consorterie criminali, si pone come elemento di criticità per lo sviluppo della vita economico- sociale della provincia attraverso i tentativi di inquinamento nell’economia legale e nei processi produttivi. La zona litoranea e in particolare il territorio facente capo alla città di Vasto sarebbero maggiormente interessati dai tentativi di infiltrazione da parte di sodalizi collegati non solo alla più prossima criminalità organizzata pugliese ma anche a quella calabrese, campana e albanese. E’ necessario tuttavia porre articolare attenzione ai sodalizi foggiani ed in particolare quelli del Gargano e di San Severo che hanno evidenziato una spiccata propensione al traffico di stupefacenti realizzato anche in chiave extraregionale.
La provincia di Pescara, mantiene sempre alto il rischio di infiltrazione criminale stante la peculiarità del vivace tessuto socio-economico dell’area. Il capoluogo, che rappresenta il più grande centro urbano della Regione, è anche uno snodo autostradale e ferroviario di principale importanza per quanto riguarda i collegamenti tra Roma ed il sud Italia ed è sede di uno dei più grandi porti marittimi della Regione. Anche in questa provincia la vicinanza territoriale con aree geografiche pugliesi e campane farebbe permanere alto il rischio di infiltrazione della criminalità da parte di gruppi provenienti da quelle regioni. Peraltro diverse attività illecite finalizzate allo spaccio di stupefacenti, all’usura, al gioco d’azzardo, alle truffe, alle estorsioni e al riciclaggio sarebbero da ritenersi appannaggio di taluni elementi appartenenti alla stanziale comunità rom. Nella provincia di Pescara, favorita dai collegamenti aerei con i Paesi balcanici che si affacciano sull’Adriatico, è significativa la presenza di comunità straniere prevalentemente albanesi e macedoni. Sono presenti anche nigeriani spesso coinvolti in traffici di stupefacenti.
Nella provincia di Teramo, taluni indicatori scaturiti dall’attività preventiva antimafia nel recente passato, sembrerebbero rilevare l’interesse della criminalità calabrese per gli investimenti nell’economia legale dell’area. Nei contesti oggetto di attenzione è stata evidenziata la frequentazione e la contiguità di interessi tra soggetti riconducibili a contesti di ‘ndrangheta e incensurati residenti nella provincia teramana ma originari della Calabria. Tra i sodalizi criminali autoctoni di maggiore spessore storicamente operanti sul territorio teramano, si annoverano le famiglie rom Ciarelli, Spinelli, Di Giorgio, Di Rocco, Guarnieri e Levakovic, che tra i comuni di Alba Adriatica, Martinsicuro e Giulianova estendono la loro area di operatività. Questi nuclei di origine nomade ma da tempo stanziali, sono prevalentemente attivi nello smercio di sostanze stupefacenti. Con riferimento ai gruppi criminali composti da stranieri, gli esiti investigativi più recenti hanno fatto emergere la spiccata operatività di un sodalizio mafioso composto da nigeriani appartenenti al cult denominato EIYE, con base a Martinsicuro (TE). Nell’agro teramano operano, altresì, anche altri gruppi criminali riconducibili per lo più alla matrice albanese, marocchina e cinese, talvolta in sinergia con la criminalità pugliese, campana e laziale. Gli altri gruppi etnici appartenenti all’est-europeo (macedoni, ucraini e moldavi) hanno acquisito notevole professionalità e abilità nell’esecuzione di furti presso esercizi commerciali (abbigliamento, cosmetici, generi alimentari) e abitazioni private.