VASTO – Con una sentenza del Tribunale di Vasto è stata riconosciuta la malattia professionale per adenocarcinoma del polmone melastico a un verniciatore dipendete Sevel spa deceduto a causa di quella patologia. Un contenzioso promosso dal Patronato Inca Cgil di Chieti e patrocinato dall’avvocato Fabio Giangiacomo contro l’Inail. Il giudice del lavoro del Tribunale di Vasto, Silvia Lubrano, nel riconoscere l’origine professionale della malattia professionale per adenocarcinoma del polmone metastico denunciata nel 2015 da un dipendente della Sevel spa, poi deceduto a causa della stessa malattia, ha condannato l’Inail a costituire in favore della vedova e del figlio (minorenne all’epoca del decesso del padre avvenuto nel 2016) la rendita ai superstiti con il pagamento di arretrati di oltre 126 mila euro. In particolare, nel corso del giudizio, è stato accertato che le mansioni svolte dal verniciatore dal 1986 al 1996 consistevano nell’eliminare le imperfezioni create nella precedente fase di verniciatura all’interno dei furgoni attraverso il carteggio e la verniciatura con vernici al nitro e che dette lavorazioni erano eseguite senza mezzi di protezione dalle inalazioni e mezzi specifici di aspirazione e areazione e che solo dal 1999 furono date in dotazione mascherine a carbonio attivo idonee allo svolgimento delle lavorazioni svolte. Il contenzioso davanti al Tribunale di Vasto, è stato promosso nei confronti dell’Inail, che ha negato l’origine professionale della malattia ritenendola imputabile alla forte abitudine tabagista, non riconducibile all’attività lavorativa svolta.
«Grazie alla tutela del Patronato Inca Cgil – afferma il direttore del patronato Inca Cgil di Chieti, Giuseppe Visco – la vedova e il figlio del lavoratore deceduto hanno avuto il giusto riconoscimento dei loro diritti da parte dall’Inail, inoltre la sentenza del Tribunale di Vasto rappresenta un importante precedente per tutti quei lavoratori Sevel Spa che sono stati adibiti alle stesse mansioni del verniciatore e che nel periodo dal 1986 al 1996 hanno svolto la loro attività senza adeguati dispositivi di protezione individuale».